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Juventus, chiesti rinvii a giudizio. C’è indagine Uefa

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L’ombra del processo per Andrea Agnelli e gli altri vertici della Juventus coinvolti nell’inchiesta ‘Prisma’ sui conti del club e le presunte plusvalenze si avvicina. La Procura di Torino ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per dodici persone fisiche più la società Juventus con l’accusa di false comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e ostacolo alle autorità di vigilanza. Oltre all’ex presidente bianconero, che ha rassegnato le dimissioni lunedì insieme all’intero CdA, l’atto riguarda anche il vice Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e l’ex dirigente Fabio Paratici, oggi al Tottenham. E’ stata stralciata invece la posizione dei tre ex sindaci Paolo Piccatti, Silvia Lirici e Nicoletta Paracchini. A questo punto la ‘palla’ passa al giudice dell’udienza preliminare, che ha cinque giorni di tempo per fissare la data e il luogo dell’udienza che deve avvenire entro trenta giorni dal deposito della richiesta di rinvio a giudizio. Per la Vecchia Signora si prospetta dunque un dicembre ‘caldo’ tra l’approvazione del bilancio d’esercizio 2021/22, l’individuazione dei nuovi componenti del Consiglio d’Amministrazione in vista dell’assemblea del 18 gennaio e, sul fronte giudiziario, la possibilità che alcuni degli ormai ex vertici del club vadano a processo.

La Juventus nel mirino della Uefa

Oltre ai fari puntati da parte della Consob e della procura torinese, la Juventus è finita nel mirino in queste ore anche dell’Uefa, con cui si appresta ad avviare un’altra battaglia legale. L’organo di governo del calcio europeo ha avviato una indagine formale per potenziali violazioni delle norme sulle licenze per club e sul fair play finanziario proprio sulla base delle presunte violazioni di tipo finanziario di cui la Vecchia Signora è accusata. Nello scorso agosto la Uefa aveva concluso un accordo con il club bianconero “sulla base delle informazioni finanziarie precedentemente presentate dalla società relative ai bilanci dal 2018 al 2022. Nel caso in cui, dopo la conclusione di questa indagine – sottolineano da Nyon – La situazione finanziaria del club fosse significativamente diversa da quella valutata dalla Prima Sezione del Cfcb (l’organo di controllo finanziario dell’Uefa, ndr) al momento della chiusura dell’accordo transattivo, o se emergessero fatti nuovi e sostanziali, la Prima sezione del Cfcb si riserva il diritto di rescindere l’accordo, intraprendere qualsiasi azione legale ritenuta opportuna e imporre misure disciplinari in conformità con le regole procedurali dell’Uefa”. Considerando i rapporti non certo idilliaci tra Agnelli e Ceferin dai tempi del terremoto Superlega, per la Juve si profila un altro fronte su cui impegnarsi.

Gip: “Forse nessun dolo”

Intanto il gip di Torino che il mese scorso aveva respinto la richiesta avanzata dai pm di misure cautelari nei confronti di alcuni indagati ha motivato la sua scelta sulla base di alcuni dubbi “sulla sussistenza di dolo” da parte del club in merito alle presunte plusvalenze fittizie. La frase pronunciata invece dall’attuale direttore sportivo Federico Cherubini, non indagato, in una intercettazione con l’ex direttore finanziario Stefano Bertola (“fortuna che alla luce delle recenti visite ci siamo fermati”) che risale al 22 luglio 2021 dopo i primi accertamenti della Consob, “trova in effetti un oggettivo riscontro negli stessi conteggi allegati alla richiesta cautelare”, spiega il giudice evidenziando che “se negli esercizi chiusi al 30 giugno 2019 e 30 giugno 2020 la voce ‘plusvalenze da cessione diritti calciatori’ era pari, rispettivamente, a 126 milioni (pari al 20,4% dei ricavi complessivi del club nell’esercizio al 30 giugno 2019) e 166 milioni (pari al 29,1% dei ricavi complessivi del club nell’esercizio al 30 giugno 2020), per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2021 era pari solo a 29 milioni (pari al 6,4% dei ricavi complessivi del club)”. La posizione del club bianconero resta delicata soprattutto per quanto riguarda le manovre stipendi del 2020 e 2021, accordi individuali tra club e calciatori siglati durante la pandemia Covid che secondo l’accusa non sarebbero stati contabilizzati in maniera regolare. Vanno considerate “certamente illecite e in relazione alle quali si condivide con la Pubblica Accusa la sussistenza di gravi indizi”, rileva il gip che tuttavia sottolinea come fossero legate “a un determinato periodo storico non più attuale (l’emergenza Covid, ndr), con conseguente pericolo di reiterazione, allo stato, pressoché nullo. A riguardo si osserva che non è difatti emerso l’utilizzo di analoghi o anche solo similari meccanismi d’artificio contabile in epoca successiva dal 2021”.

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