Le ultime sanzioni dell’Onu contro la Corea del Nord sono un atto di guerra ed equivalgono ad un completo blocco economico per lo Stato. Queste le parole del ministero degli Esteri del Paese, che minaccia di punire chi sostiene le misure.
In una dichiarazione dell’agenzia ufficiale KCNA, il ministero attacca gli Stati Uniti, sostenendo che, terrorizzati dalla potenza nucleare di Pyongyang, stiano diventando “sempre più frenetici nelle loro mosse per imporre sanzioni sempre più severe e pressioni sul nostro Paese”.
“Definiamo – continua il ministero – questa misure volute dagli Stati Uniti e dai suoi seguaci come una grave violazione della sovranità della nostra Repubblica, come un atto di guerra che viola la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione e rigettiamo categoricamente la risoluzione”.
“Se gli Stati Uniti desiderano vivere in pace, dovrebbero abbandonare la sua politica ostile contro la Repubblica democratica popolare di Corea, il nome ufficiale del paese, e imparare a convivere con un paese dotato di armi nucleari”, si legge ancora nella dichiarazione di Pyongyang. Il regime guidato da Kim Jong-un avverte anche che “continuerà a consolidare le sue capacità di deterrenza nucleare e di autodifesa, fondamentalmente volte a sradicare le minacce atomiche statunitensi e il loro ricatto e movimenti ostili, stabilendo così un equilibrio di forze”.
LE SANZIONI. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite venerdì scorso ha imposto nuove sanzioni contro Pyongyang per il recente test sui missili balistici intercontinentali, cercando di limitare il suo accesso ai prodotti petroliferi raffinati e al petrolio greggio e ai suoi guadagni dai lavoratori all’estero.
Nello specifico la risoluzione cerca di vietare quasi il 90% delle esportazioni di petrolio raffinato verso la Corea del Nord fissandole a 500mila barili all’anno e limita le forniture di greggio a 4 milioni di barili all’anno. La risoluzione redatta dagli Usa, inoltre, impegna il Consiglio a ulteriori riduzioni se il Paese dovesse condurre un altro test nucleare o lanciare altri missili.