Dal Parlamento di Madrid arriva il via libera alla legalizzazione dell’eutanasia. Con 202 voti favorevoli, 141 contrari e due astenuti, la cattolica Spagna si unisce a Belgio, Canada, Lussemburgo e Olanda. In Colombia la pratica è ammessa ma non regolamentata, in Nuova Zelanda la legge entrerà in vigore a novembre.
La notizia provoca l’ira del Vaticano. Monsignor Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, spiega a LaPresse che la soluzione al dolore non può essere “anticipare la fine della vita”: “Alla diffusione di una vera e propria cultura eutanasica, in Europa e nel mondo, si deve rispondere con un approccio culturale diverso. La sofferenza e la disperazione dei malati non vanno ignorate. La soluzione è prendersi cura della sofferenza fisica e psichica”.
In Spagna la misura disciplina sia l’eutanasia, con “somministrazione diretta di una sostanza al paziente da parte del professionista sanitario competente”, sia il suicidio medicalmente assistito, con la “prescrizione o fornitura al paziente da parte dell’operatore sanitario di una sostanza, in modo che possa auto-somministrarla, per provocare la propria morte”. Una procedura inammissibile per la Santa Sede: “Quando non si può più guarire, possiamo sempre curare le persone. Non dobbiamo anticipare il lavoro sporco della morte”, insiste Paglia.
La Pontificia Accademia per la Vita sostiene la necessità di diffondere le cure palliative. Attenzione però, che si tratti “non l’anticamera dell’eutanasia, ma una vera cultura palliativa del farsi carico dell’intera persona, in un approccio olistico”, precisa il presidente.
La notizia è buona, invece, per il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, da sempre portabandiera della legalizzazione dell’eutanasia anche in Italia: “Dimostra come la pandemia non possa essere usata come scusa per paralizzare qualsiasi attività parlamentare sui temi delle libertà”, dice a LaPresse. Sette anni e mezzo fa, l’associazione ha depositato in Parlamento una legge di iniziativa popolare, raccogliendo 140mila firme. Ma la discussione nelle Camere non si è mai aperta, nonostante, ricorda l’attivista, “due richiami della Corte Costituzionale”. Cappato parla di un “boicottaggio” che è “responsabilità di tutti”. Molto più specifica è l’accusa di Valeria Imbrogna, compagna di Fabiano Antoniani. Dj Fabo, cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale, fu accompagnato in Svizzera da Cappato per ricevere l’eutanasia. “Nel nostro Paese esistono delle gerarchie ecclesiastiche e il Vaticano che creano dei grossi impedimenti e bloccano una decisione del Parlamento su una materia così delicata”, punta il dito.
Sul fine vita, però, la posizione dei Sacri Palazzi non ammette eccezioni: “Dobbiamo essere umani – scandisce Paglia -, stare accanto a chi soffre, non lasciarlo nelle mani di una disumanizzazione della medicina o nelle mani dell’industria eutanasica”.