Abolire la Legge Fornero sulle pensioni come proposta dal centrodestra “non è fattibile” perché richiederebbe “una copertura tra gli 80 e i 90 miliardi di euro in un decennio“. Ad affermarlo in un’intervista a LaPresse è l’ex viceministro del Lavoro, Michel Martone, che all’epoca del governo Monti era proprio nel dicastero di cui era responsabile Elsa Fornero.
Martone ricorda però che quella riforma delle pensioni “fu fatta in 15 giorni sotto i colpi dello spread” e per questo oggi è possibile pensare a una nuova riforma organica del sistema previdenziale in senso più equo che introduca “misure per le categarie deboli”.
Il centrodestra propone di abolire gli effetti della Legge Fornero. E’ fattibile? “Non è fattibile per una questione di risorse. Secondo i conti della Ragioneria dello Stato abolire la Fornero significherebbe trovare una copertura da 80-90 miliardi in un decennio”
Però che ci fossero cose da cambiare è nei fatti. Ad esempio la Consulta ha bocciato il blocco totale della perequazione, cioè dell’adeguamento degli assegni al costo della vita, per tutte le pensioni di oltre tre volte il minimo per gli anni 2012-2017. “Un conto è l’abolizione totale, un conto sono alcuni provvedimenti mirati. All’epoca il governo è stato costretto a fare una riforma in 15 giorni sotto i colpi dello spread. Ma il Parlamento avrebbe poi dovuto lavorare nell’arco del quinquennio di legislatura per una riforma complessiva che garantisse maggiore equità al sistema previdenziale. Ora se ne riparla perché siamo in campagna elettorale, ma la verità è che ci sono ancora troppe sperequazioni, tanti baby pensionati e politici con vitalizi alti a fronte di lavoratori che escono dal lavoro troppo tardi. Inoltre bisogna garantire la pensione futura ai giovani”
E poi c’è stata la questione degli esodati. Ovvero di coloro che, con l’entrata in vigore della Fornero, si sono trovati senza lavoro e senza reddito previdenziale. A che punto siamo con loro? “La questione esodati è sostanzialmente risolta. Solo nel corso del governo Monti abbiamo provveduto a cinque interventi di salvaguardia per garantire il reddito a queste persone. Poi si sono fatti carico del problema anche i governi successivi, portando le salvaguardie a otto”
Il governo Gentiloni ha fatto bene ad allargare nel 2018 a 15 le categorie di lavori usuranti che daranno accesso all’Ape sociale, che è a carico dello Stato, e a dare la possibilità di accedervi anche a disoccupati e a chi assiste familiari invalidi o disabili? “Penso che siano misure che vanno nella direzione giusta di tutelare le categorie più deboli”
Lei è stato al governo in giorni difficili come quelli in cui la pressione dello spread sul nostro debito pubblico rischiava di portare la troika in Italia. Oggi l’Ue come prenderebbe la notizia di un’eventuale abolizione della riforma Fornero? “La riforma garantisce certamente stabilità economica, quindi la sua abolizione avrebbe effetti concreti. Bruxelles ha più volte sottolineato che la Fornero è da considerarsi come uno dei pilastri del risanamento dei conti pubblici italiani. L’Europa ci imporrebbe di ottenere gli stessi risparmi in un altro modo, chiedendo sacrifici ad altri italiani”
Secondo lei su cosa si può agire ancora? “Bisogna attuare una redistribuzione nel sistema previdenziale e dal miglioramento dell’efficienza nella Pubblica amministrazione si possono ottenere ingenti risparmi”