Poco prima della fine dell’anno, il senatore Gregorio De Falco fu espulso dal Movimento 5 Stelle per non aver votato la fiducia al governo sul decreto Sicurezza. L’ex comandante della Marina uscì dall’aula, per la precisione, esprimendo così il suo dissenso rispetto al provvedimento, che gli costò il deferimento e, dopo settimane di ‘gestazione’, l’allontanamento dal gruppo parlamentare a Palazzo Madama. Quella decisione non l’ha mai digerita e ora il ricorso in tribunale è realtà. Le motivazioni le spiega lo stesso parlamentare a LaPresse.
Senatore, si è finiti a carte bollate con i Cinquestelle.
Come avevo annunciato, il ricorso è stato presentato, con l’avvocato Borrè che mi assiste, ed è inteso a far dichiarare la nullità e l’inefficacia del provvedimento di espulsione dal Movimento.
Quali sono le motivazioni che porta in tribunale?
Innanzitutto la violazione di due nome costituzionali importanti, come l’articolo 67 e l’articolo 68 primo comma. Il parlamentare non può essere perseguito per le opinioni espresse e i voti dati, nell’adempimento delle sue funzioni. Poiché il provvedimento è inteso a sanzionarmi proprio perché ho fatto dichiarazioni in dissenso dal gruppo, in occasione dell’approvazione del decreto Sicurezza, e per non aver dato voto di fiducia, ma per essere uscito fuori dall’aula, nel merito sostengo che la direzione della mia azione politica, espressa anche in questi voti è sempre stata, e rimane, coerente con il contratto di governo, con il programma del Movimento 5 Stelle e con i dettami della Costituzione.
Una curiosità, il contratto che voi candidati avete sottoscritto al momento della presentazione delle liste, ha validità?
Secondo me, assolutamente no. In dettaglio, quanto a immigrazione, il programma diceva di incrementare l’esperienza positiva degli Sprar, invece facciamo il contrario con il dl Sicurezza. Così come dovevamo evitare discriminazioni, come dice il programma, la Costituzione e il contratto di governo. Allora, l’azione politica contenuta nei provvedimenti che io non ho inteso votare va in direzione opposta alla linea politica del Movimento. Quindi, quel contratto che ho firmato l’ho rispettato, fino ad ora. Chi ha portato la nave su un’altra rotta, non sono io…