Il Movimento 5 Stelle ferma le bocce per 24 ore e tira le somme delle ‘consultazioni‘ con gli altri partiti per le presidenze di Camera e Senato. Il file con le informazioni incamerate dai capigruppo in pectore, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, è corposo ma va sistemato con cura, per non rischiare di perdere nemmeno un dettaglio o una sensazione tra quelle raccolte nel corso dei vari incontri di giovedì.
I tasselli del puzzle che i grillini stanno cercando faticosamente di comporre hanno un valore enorme, perché al di là degli annunci ufficiali, nella tolda di comando pentastellata la “scelta condivisa” per la guida delle assemblee di Montecitorio e Palazzo Madama è una vera e propria ‘prova generale’ di una maggioranza di governo. La differenza reale rispetto alle prassi del passato è che il M5S non vuole farsi incartare nella logica del ‘do ut des’ sugli incarichi, fatale per un movimento che ha fatto della lotta al sistema dei partiti la cifra della propria azione politica.
Anche per questo l’ordine di scuderia è prudenza. Infatti, l’unico a tornare oggi sul tema è il capo politico, Luigi Di Maio, che giovedì si è tenuto ben distante dalla stanza in cui i suoi capigruppo hanno incontrato i rappresentanti dei partiti, proprio per marcare una linea di confine sulle trattative. “In questi giorni ci vedete impegnati in un dialogo non semplice per proporre i presidenti del Senato e della Camera – scrive il candidato premier sul ‘Blog delle stelle’ -. La scelta delle persone che ricopriranno questi incarichi è cruciale”.
I colloqui con le altre forze politiche riprenderanno la prossima settimana, quando si entrerà nel vivo della partita e a ridosso dell’avvio della diciottesima legislatura, finalmente, verranno fatti i nomi. Per sé il M5S chiede la guida di Montecitorio, dove ha il maggior numero di seggi e, soprattutto, avrà la possibilità di incidere su uno dei temi principali del programma: l’abolizione dei vitalizi. “Qualche mese fa siamo arrivati a un passo dall’eliminarli, e ora vogliamo andare fino in fondo – prosegue Di Maio -. Gli uffici di Presidenza regolano la vita dei parlamentari. Possiamo agire direttamente sul bilancio della Camera e un presidente del Movimento 5 Stelle spianerebbe la strada a questo traguardo”. Nei pensieri del leader i nomi restano quelli già circolati (e mai smentiti): Emilio Carelli e Riccardo Fraccaro.
Da lunedì si aprirà anche un altro capitolo molto importante per i Cinquestelle, quello relativo al Documento di programmazione economica e finanziaria. L’obiettivo dei grillini è buttare palla avanti rispetto agli avversari, nella speranza di essere inseguiti e non essere, dunque, costretti a rincorrere gli altri su terreni che risulterebbero impervi. Anche il Def sarà un banco di prova molto utile per comprendere se ci sono margini per la composizione di una maggioranza numerica (non politica) che sostenga il prossimo governo. Dai rumors interni al M5S si apprende che il testo non dovrebbe contenere misure ‘schock’, né una continuità rispetto all’impostazione del governo Gentiloni. Un documento aperto, insomma, che nelle intenzioni dei vertici pentastellati potrebbe ingolosire sia il centrodestra che il centrosinistra. E il gruppo che si siederà seriamente a ragionare con Di Maio e la sua squadra sulle proposte economiche del M5S, sarà anche l’interlocutore preferito per un possibile accordo di governo.