La nave Aquarius ha lasciato il porto di Marsiglia e tornerà al largo della Libia, per riprendere le missioni di salvataggio dei migranti nel mar Mediterraneo. L’imbarcazione, gestita in collaborazione da Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere, è rimasta ferma per un mese nel porto del sud della Francia, in scalo tecnico per manutenzione e migliorie. La nave era stata al centro della tensione internazionale, dopo che nella notte tra il 9 e 10 giugno, con 630 persone a bordo, si era vista rifiutare da Italia e Malta l’accesso ai loro porti. La situazione si era sbloccata, tra polemiche fortissime, il 17 giugno quando aveva potuto attraccare nel porto di Valencia, accolta dal nuovo premier Pedro Sanchez. “Non cambiamo i nostri principi dopo mese di sosta forzata e torniamo in mare perché c’è urgente bisogno di evitare vittime in mare”, ha dichiarato Nicola Stalla, coordinatore Sar Sos Mediterranee, in conferenza stampa a Roma.
“Oggi la Libia non può essere considerata un porto sicuro. Aquarius non sbarcherà lì le persone soccorse in mare“, “né le trasferirà su navi che le riporterebbero in Libia” perché “sarebbe in contravvenzione con i diritti delle persone soccorse”, ha dichiarato Medici Senza Frontiere. “Laddove ci dovessero chiedere di ritardare gli interventi di soccorso in mare o di allontanarci dal luogo di soccorso, Aquarius interverrà e non si allontanerà se non ci sarà garanzia di altri soccorritori pronti. La priorità della salvaguardia della vita umana in mare è inderogabile”, così in conferenza stampa Nicola Stalla. “L’autorità Sar coordina le operazioni, non può essere limitata la libera navigazione. Le pratiche attuali stanno minano lo spirito delle leggi internazionali del mare, non si può derogare”, ha aggiunto. Stalla ha poi informato che la nave è equipaggiata per fronteggiare una lunga permanenza di persone a bordo dal momento che “non ci sono garanzie che non si ripeta un caso Valencia”.
“La rotta del Mediterraneo centrale è la più letale al mondo”, ha aggiunto Aloys Vimard, coordinatore di Msf a bordo. Nel 2018 oltre 1.100 persone sono morte nel Mediterraneo centrale, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), quasi due terzi da inizio giugno, quando l’attività delle organizzazioni umanitarie è stata progressivamente ostacolata, e oltre 10mila persone sono state intercettate e riportate in Libia dalla Guardia costiera libica, ricorda l’ong.
“Dopo le intercettazioni sempre più frequenti della Guardia costiera libica, ora anche la nave italiana Asso 28 ha riportato in Libia 108 persone soccorse in mare, un precedente inaccettabile che potrebbe rappresentare una grave violazione della legislazione internazionale sul diritto d’asilo”, ha affermato Claudia Lodesani, presidente di Msf Italia. “Mentre la tragedia umanitaria in mare continua alle nostre porte, il fallimento dell’Europa nel fornire una risposta è sotto i nostri occhi”, per Frédéric Penard, direttore delle operazioni di Sos Mediterranée, che sottolinea come la nave Aquarius ha impedito che 29.318 tra donne, uomini e bambini (2.979 nel 2018) annegassero in mare, mentre in quattro anni i morti nel Mediterraneo sono stati 15mila.
“Agiremo sotto il coordinamento delle autorità legali, è sempre stata la nostra attitudine e continuerà così, a patto che la sicurezza della nave non sia minacciata e non si esiga un ritorno diretto o indiretto in Libia”, mentre nulla ci “farà rinunciare alla nostra tripla missione: salvare, proteggere, dare testimonianza”, ha aggiunto il presidente e fondatore dell’ong, Francis Vallat. Intanto, più a sud, la nave Sarost 5 con a bordo 40 migranti ha attraccato nel porto tunisino di Zarzis, dopo essere rimasta per oltre 20 giorni in attesa di autorizzazione. La corrispondente in Tunisia di Rfi e Rtl France, Perrine Massy, ha scritto su Twitter che una volta arrivate sulla terraferma le persone soccorse in mare sono state prese in carico dalle Croce rossa tunisina per essere poi trasferite in un centro a Medenine. E i media tedeschi denunciano, a proposito della nave Sea Watch 3, che Malta continua a non consentirle di salpare nonostante tutti i documenti siano in regola. Der Spiegel cita il dossier redatto dagli ispettori nominati dall’Olanda e una relativa lettera inviata al governo di Malta. “Il dossier conferma chiaramente che tutto quel che riguarda la nostra nave rispetta e persino eccede i requisiti”, ha affermato la capitana della nave, Pia Klemp, “motivo per cui siamo oltremodo arrabbiati per il mancato permesso di partire”. Malta, ha aggiunto, agisce in modo “politicamente motivato”, in “violazione dei diritti umani, dell’etica e della moralità”.