La lista dei ‘vizi’ è lunga, la reprimenda è dura. Papa Francesco, nel suo messaggio per la 52esima giornata mondiale per la Pace, striglia la politica e richiama le istituzioni contro la corruzione, l’appropriazione indebita di beni pubblici, l’arricchimento illegale, il razzismo, xenofobia, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali, il disprezzo verso chi è costretto all’esilio. Bergoglio è schietto e diretto nell’affermare che “questi vizi sono dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni”. Il problema è che essi “tolgono credibilità ai sistemi” entro i quali la vita politica si svolge, “così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano”. “Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale”.
Ancora una volta il Pontefice guarda agli ultimi, agli ‘scarti’ dell’umanità e mette in guardia contro “il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili” che contribuisce, peraltro, “all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace”. Infatti il Santo Padre mette in guardia: “Non sono sosteniili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”. A sostegno delle sue parole Francesco cita le ‘beatitudini del politico‘, proposte dal cardinale vietnamita Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, morto nel 2002. Tra queste due spiccano su tutte: “Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura“.