I ‘tecnici’ di Movimento 5 Stelle e Lega sono ormai in riunione permanente da una settimana, ma ancora manca la quadra su diversi punti del ‘contratto’ di governo alla tedesca. Li ha elencati lo stesso segretario federale del Carroccio, Matteo Salvini, all’uscita dalle consultazioni con il capo dello Stato al Quirinale. La distanza è ampia su immigrazione, infrastrutture, rapporto con l’Europa e copertura della flat tax (o di quello che sarà il piano di riduzione della pressione fiscale).
Tre argomenti su quattro che rappresentano il core business dell’ultima campagna elettorale del centrodestra e su cui, dunque, il leader dei ‘lùmbard’ non può assolutamente transigere o mediare al ribasso. Anche perché il via libera concesso da Berlusconi alla nascita del governo giallo-verde poggia le basi proprio sulla garanzia che saranno portati avanti i temi principali della coalizione.
Infatti Salvini ha detto chiaro e tondo che “gli accordi un tanto al chilo non fanno per me”. Una sorta di aut aut indirizzato a Luigi Di Maio e i suoi, e stavolta non si tratta di tatticismo politico. Perché sul nome del prossimo premier il segretario del Carroccio non sembra cocciutamente intenzionato ad erigere muri (“capisco la passione giornalistica per il totopremier, ma stiamo discutendo, anche animatamente, sull’idea di quello che bisogna fare”). Semmai vuole “che ai nostri figli non cadano i soffitti in testa”, come è accaduto a Fermo, e “voglio che le imprese paghino meno tasse, ma oggi ho i vincoli esterni che non me lo permettono”. Vincoli imposti dalle istituzioni europee, ovviamente, altro tema caldissimo su cui pretende rassicurazioni in merito all’atteggiamento che il prossimo esecutivo dovrà assumere: “O si ridiscutono i vincoli, oppure è un libro dei sogni”.
Non è un mistero che la Lega pretenda di andare in Ue con la ferma intenzione di ridiscutere quasi tutti i trattati comunitari, partendo da quelli che interessano la gestione dei flussi migratori, ulteriore punto che la allontana dai Cinquestelle. Il Carroccio vorrebbe una linea più dura, con salvataggi dei migranti in mare ma riaccompagnamento immediato dalle coste di provenienza, mentre il M5S è favorevole al rimpatrio di chi non ha strumenti verificabili e verificati per l’identificazione. In poche parole, i gialli farebbero arrivare i barconi in Italia e solo dopo respingerebbero chi non ha diritto all’asilo nel nostro Paese, mentre per i verdi quei barconi non dovrebbero mai completare la traversata del Mediterraneo, a meno che non si tratti di rifugiati che scappano da guerre o reali pericoli per la loro incolumità.
La trattativa, insomma, si prevede ancora lunga. Lunghissima. Ma la Lega ha deciso di uscire allo scoperto e comunicare urbi et orbi che l’accordo è tutt’altro che chiuso. Per dirla con le parole del capogruppo alla Camera, Giancarlo Giorgetti, “la chiarezza aiuta sempre a trovare soluzioni sulle cose confuse e credo che Salvini sia stato chiaro”. A buon intenditor poche parole.