Per Angela Merkel è il giorno della verità. L’alleato di governo Csu, del ministro dell’Interno Horst Seehofer, dovrebbe dire se reputa sufficienti le misure che la cancelliera ha messo sul tavolo in materia di immigrazione al suo rientro dal Consiglio europeo. Le riunioni di oggi potrebbero determinare il futuro del governo della GroKo: prima quella della Csu dalle 15 a Monaco; poi quelle della Cdu di Merkel in programma a Berlino, due secondo quanto riporta l’agenzia dpa. Riunioni che fanno seguito all’incontro a porte chiuse di ieri sera a Berlino fra Merkel e Seehofer: i due sono stati visti con volti molto tesi in un colloquio sul balcone dell’ufficio di lei.
La Bild riporta che, stando alle fonti consultate, ancora non è chiaro se nell’incontro in cancelleria i due abbiano raggiunto un’intesa. Il che significa che una spaccatura fra Cdu e Csu, alleati da 70 anni, non si può ancora escludere. Fra Merkel e Seehofer si è consumato per settimane uno scontro sull’immigrazione, conclusosi con una tregua quando il bavarese ha deciso di dare tempo alla leader conservatrice: una soluzione europea entro fine giugno o, ha minacciato, l’avvio dal 1° luglio dei respingimenti dei migranti che arrivino al confine della Germania dopo essersi registrati in altri Paesi Ue. Se il ministro attuasse effettivamente la minaccia, scavalcherebbe Merkel, che sarebbe costretta a silurarlo, determinando una crisi della Grosse Koalition e possibili elezioni anticipate. È per evitare questo scenario che la cancelliera ha lavorato al vertice di giovedì e venerdì a Bruxelles. E sabato, rientrata in Germania, ha presentato l’esito del suo lavoro ai membri della coalizione di governo tripartita – cioè Cdu, Csu e Spd – in una lettera di otto pagine rivelata per prima dall’agenzia di stampa tedesca dpa, dall’eloquente titolo Più ordine e controllo nella politica migratoria.
In sostanza Merkel – oltre alle conclusioni del vertice (con l’impegno per hotspost in Ue su base volontaria per smistare i migranti e per “piattaforme di sbarco” fuori dall’Ue) – tende la mano alla Csu offrendo un irrigidimento della politica migratoria. In primo luogo mette sul piatto accordi stretti con 14 Stati Ue per velocizzare i respingimenti dei migranti che arrivino in Germania dopo essersi già registrati in altri Paesi (più Spagna e Grecia con cui intese del genere erano state già raggiunte a Bruxelles). In secondo luogo, propone cosiddetti ‘centri-ancora’ da allestire vicino ai confini, in cui mandare i richiedenti asilo in attesa che le loro richieste vengano prese in considerazione, con obbligo di residenza; chi si vedesse rifiutata la richiesta di asilo verrebbe rimpatriato direttamente da quei centri, scrive dpa.
Su quali siano i 14 Paesi in questione è giallo. I media tedeschi avevano riferito che erano: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Francia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia. Ma dopo la smentita di Praga e Budapest giunta ieri, oggi ha fatto lo stesso la Polonia, che nega di avere mai stretto intese del genere.
Per quanto riguarda Roma, la cancelliera ha dichiarato in un’intervista alla Zdf che “un accordo con l’Italia finora non è stato possibile”. “Capisco la preoccupazione della Csu, – ha continuato – di voler portare più ordine nei controlli alle frontiere”. “Sono venuta incontro alla richiesta di Horst Seehofer, ritengo. Un accordo con l’Italia finora non è stato possibile. L’intero sistema Schengen è a rischio se non viene gestito” in accordo, ha dichiarato Merkel, secondo alcune anticipazioni che si leggono sulla Bild.
Sulle scelte della Csu pesa inevitabilmente l’appuntamento elettorale in vista in Baviera, quando il 14 ottobre is voterà per le regionali. Secondo i sondaggi il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) dovrebbe riuscire a entrare nel Parlamento locale. Dopo il Consiglio europeo, Seehofer non si è mai pronunciato. Markus Söder della Csu ha parlato di un passo “che va assolutamente nella buona direzione” e di risultati “superiori alle attese”. Ma il capogruppo della Csu in Baviera, Alexander Dobrindt, si è mostrato oggi molto più prudente sul piano della cancelliera: “Tenuto conto delle dichiarazioni contraddittorie provenienti da certi Paesi dell’Ue, c’è un dubbio sulla reale portata delle decisioni del summit dell’Ue”, ha dichiarato alla Bild.Nel caso in cui la Grosse Koalition implodesse, senza la Csu Merkel perderebbe la maggioranza al Bundestag. Fra le ipotesi, a quel punto, ci sarebbero quella di continuare a governare ugualmente, quella di trovare un nuovo partner di coalizione, o di tornare alle urne.