Tutto pronto a Bruxelles per accogliere i leader dell’Ue per un vertice tesissimo e segnato dallo scontro sui migranti. “Sarà un vertice difficile”, ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, come riportato dall’account Twitter del Consiglio. “I leader – recita il tweet – cercheranno l’unità su immigrazione, commercio, difesa e sul futuro dell’eurozona”.
Nella sua lettera di invito, Tusk ha ricordato ai colleghi che “il tempo è poco”, mettendoli in guardia dalle voci populiste, quelle “in Europa e in tutto il mondo affermano che la nostra inefficienza nel mantenere la frontiera è una caratteristica intrinseca dell’Ue, o – più in generale – della democrazia liberale”. “Abbiamo assistito alla creazione di nuovi movimenti politici, che offrono risposte semplici alle domande più complicate” e “sempre più persone iniziano a credere che solo un’autorità forte, antieuropea e antiliberale, con una tendenza all’autoritarismo, sia capace di fermare l’ondata migratoria illegale”.
Il rischio evidente è che “se le persone credono che solo loro possano offrire una soluzione efficace alla crisi migratoria, crederanno anche a qualsiasi altra cosa che dicono”. Tusk ha lanciato l’idea di piattaforme di sbarco extra Ue, con l’obiettivo dichiarato “di fermare il modello di business dei contrabbandieri, è il modo più efficace per fermare i flussi e porre fine alla tragica perdita di vite in mare”.
L’intenzione, per ora, è quella di dare il via a una discussione che porti a una soluzione per la quale non c’è una scadenza fissata: il vertice chiederà all’Austria, prossimo paese ad assumere la presidenza Ue, di continuare il lavoro avviato, perché “precondizione per una vera politica migratoria è che gli europei decidano in modo efficace chi entra nel loro territorio”. “La gente vuole questo – ha sottolineato Tusk nella sua lettera – non perché, all’improvviso, diventi xenofoba e voglia mettere muri contro il resto del mondo, ma perché è compito di ogni autorità politica far rispettare la legge, proteggere il proprio territorio e il confine”.
Nella lettera, il presidente del Consiglio Ue ha proposto anche la creazione di un fondo nel prossimo bilancio pluriennale dell’Ue “dedicato alla lotta all’immigrazione clandestina” e ha ribadito la necessità “di rafforzare la cooperazione con i paesi di origine e di transito, in particolare il sostegno alla guardia costiera libica, in modo che dispongano di tutte le risorse necessarie per controllare pienamente le acque territoriali libiche”.
Nessun accenno alla riforma del regolamento di Dublino, che sembra ormai scivolata fuori dall’agenda. Non c’è l’accordo, spiegano fonti dell’Ue, non c’è nemmeno la maggioranza per portarla avanti, e invece l’intenzione è quella di provare a lavorare al consenso ampio su un’opzione ‘sistemica’ che bilanci responsabilità e solidarietà e consenta di dare risposta alla crisi migratoria. Due parole che all’Italia sono care.
Mercoledì il premier Giuseppe Conte, tra le dichiarazioni alla Camera e quelle al Senato, è stato a pranzo al Quirinale con i ministri competenti. Lui e Mattarella hanno concordato su due punti: la revisione del trattato di Dublino e la ridistribuzione dei migranti equa tra i paesi membri. “Il governo si presenta a Bruxelles con una voce sola”, ha confermato Conte, mentre da fonti italiane trapela che il nostro Paese è pronto anon approvare le conclusioni del vertice se non verrà inserito esplicitamente un punto sulla condivisioni di responsabilità nel salvataggio e l’accoglienza dei migranti, cioè i cosiddetti movimenti primari.