Secondo un rapporto dell’intelligence statunitense, il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman approvò l’operazione per “catturare o uccidere” il giornalista saudita Jamal Khashoggi. “Basiamo questa valutazione sul controllo del principe saudita sul processo decisionale nel regno, sul diretto coinvolgimento di un consigliere chiave e di membri della cerchia di Muhammad bin Salman nell’operazione, sul sostegno del principe ereditario all’uso di misure violente per silenziare il dissenso all’estero, incluso Khashoggi”, afferma il rapporto secondo Cnn. Il principe ereditario avrebbe cioè approvato l’operazione per uccidere o catturare il giornalista, basato negli Usa, attirato nel consolato saudita a Istanbul, nel 2018. La conclusione principale del rapporto era prevista, visto che l’intelligence l’aveva già raggiunta poco dopo il brutale assassinio avvenuto il 2 ottobre 2018.
“Dal 2017, il principe ereditario ha il controllo assoluto delle organizzazioni di sicurezza e intelligence del Regno, rendendo altamente improbabile che funzionari sauditi possano aver effettuato un’operazione di questa natura senza la sua autorizzazione”, si legge nel rapporto.
Muhammad bin Salman – continua il rapporto – “considerava Khashoggi una minaccia per il Regno e ha ampiamente sostenuto l’uso di misure violente, se necessario, per zittirlo. Sebbene i funzionari sauditi avessero pianificato in anticipo un’operazione non specificata contro Khashoggi, non sappiamo con quanto anticipo essi abbiano deciso di fargli del male”.
In 21 parteciparono all’assassinio
Il rapporto dell’intelligence statunitense sull’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi elenca 21 nomi di persone che avrebbero preso parte alla missione in cui il dissidente fu brutalmente ucciso a Istanbul. “Con alto grado di sicurezza ritieniamo che tali individui abbiano partecipato, ordinato o fossero in altro modo complici o responsabili della morte di Jamal Khashoggi per conto di Muhammad bin Salman. Non sappiamo se queste persone sapessero in anticipo che l’operazione avrebbe avuto come esito la morte di Khashoggi”, si legge nel rapporto di quattro pagine, che ha parti oscurate. Secondo il documento, all’operazione prese parte una squadra di 15 funzionari vicini alla corte saudita, guidata dallo stretto consigliere del principe ereditario, Saud al-Qahtani, “che ha affermato pubblicamente a metà del 2018 di non prendere decisioni senza l’approvazione del principe ereditario”.
Inoltre, parteciparono sette membri delle squadre d’elite di protezione personale di MBS, che “risponde solo a lui e aveva partecipato direttamente a precedenti operazioni di soppressione dei dissidenti nel Regno e all’estero sotto la direzione del principe ereditario”. “Riteniamo che i membri del RIF non avrebbero partecipato all’operazione contro Khashoggi senza l’approvazione di Muhammad bin Salman”, sottolinea l’intelligence Usa.
Segretario di Stato Usa, Blinken, annuncia sanzioni ‘Khashoggi ban’
Il segretario di stato statunitense, Antony Blinken, ha annunciato l’istituzione del ‘Khashoggi ban’, politica che “consente al dipartimento di Stato di imporre restrizioni sui visti a persone che, agendo per conto di un governo straniero, si ritiene siano state direttamente impegnate in gravi attività extraterritoriali contro i dissidenti, comprese quelle che sopprimono, molestano, sorvegliano, minacciano o danneggiare giornalisti, attivisti o altre persone percepite come dissidenti per il loro lavoro, o che si impegnano in tali attività nei confronti delle famiglie o di altri stretti collaboratori di tali persone. Anche i familiari di tali individui possono essere soggetti a restrizioni sui visti ai sensi di questa politica, ove appropriato”. Lo ha reso noto il dipartimento con una nota, citando il rapporto dell’intelligence statunitense sull’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.
Nell’ambito del ‘Khashoggi ban’, “per iniziare” saranno imposte “sanzioni sui visti a 76 individui sauditi che si ritiene siano stati coinvolti nella minaccia di dissidenti all’estero, incluso ma non soltanto in relazione all’uccisione di Khashoggi”. Nella dichiarazione, Blinken aggiunge: “Per una questione di sicurezza per tutti all’interno dei nostri confini, agli autori che prendono di mira presunti dissidenti per conto di qualsiasi governo straniero non dovrebbe essere consentito di raggiungere il suolo americano”.