Nuove informazioni di intelligence esaminate dagli Stati Uniti indicherebbero che il sabotaggio del gasdotto Nord Stream dello scorso anno sarebbe stato compiuto da un gruppo filo ucraino. Lo riporta il New York Times. Secondo i funzionari Usa, non ci sarebbero prove di un coinvolgimento nell’operazione del presidente Volodymyr Zelensky o del suo Stato Maggiore, né che gli autori del sabotaggio abbiano agito su indicazione del governo ucraino.
Casa Bianca: “Indagini ancora in corso”
La Casa Bianca non ha commentato le indiscrezioni: il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha detto che le “tre indagini” sull’incidente “non sono ancora concluse”. “Crediamo sia stato un atto di sabotaggio”, ha detto Kirby, ma solo al termine delle indagini condotte in Europa, gli Usa valuteranno una “reazione appropriata”, ha aggiunto.
Cosa è successo
Le esplosioni nel gasdotto russo Nord Stream sono state uno dei momenti di maggior tensione nel primo anno di guerra in Ucraina. Il 27 settembre vennero scoperte tre falle sottomarine nelle condotte Nord Stream e Nord Stream 2.
L’ipotesi prevalente che iniziò allora a farsi strada è che si fosse trattato di un atto deliberato, finalizzato al sabotaggio. Inizialmente, Germania, Danimarca e Svezia misero le basi per un’investigazione congiunta, che però non si materializzò a causa del rifiuto svedese.
Le autorità giudiziarie svedesi confermarono poi ufficialmente che il danno subito dai gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 sia stato dovuto a un atto di ‘grave sabotaggio causato da una grande quantità di tritolo, quantificabile in centinaia di chili”.