Nuovo Ponte di Genova, capitolo finale e innalzamento ultimo impalcato. “Grandi opere di qualità realizzate a tempi record e in sicurezza”, come dimostra l’esperienza del nuovo Ponte di Genova, la cui struttura verrà completata entro martedì da Salini Impregilo (Webuild), insieme a Fincantieri. A sottolinearlo è stato Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo, che ha anche parlato della necessità di un grande piano di investimenti in infrastrutture per rispondere alla crisi economica derivante dall’emergenza Covid-19.
Dopo il completamento a febbraio delle 18 pile, Salini Impregilo e Fincantieri, insieme nella joint venture Pergenova, hanno avviato la fase finale della costruzione della struttura portante, dopo soli 10 mesi dal primo getto delle fondazioni a giugno 2019. Con il sollevamento del diciannovesimo e ultimo impalcato verranno completati i 1.067 metri di viadotto sul Polcevera, che saranno saldati in un’unica enorme piastra d’acciaio tenuta insieme dalle 18 giganti pile di calcestruzzo.
Secondo le previsioni la campata dovrebbe essere in quota entro martedì in mattinata.
L’ad di Salini Impregilo ha anche parlato della “necessità di un grande piano di investimenti in infrastrutture per rispondere alla crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria coronavirus e ridare lavoro a centinaia di migliaia di persone”. “Con la costruzione del nuovo ponte di Genova – ha sottolineato – abbiamo dimostrato che in Italia le infrastrutture di qualità si possono fare in sicurezza, basta avere coinvolte le giuste aziende con le competenze adeguate e la volontà del sistema di realizzare l’opera in tempi rapidi”. Per Salini il Ponte di Genova rappresenta quindi “un modello per un piano infrastrutturale che in Italia deve partire immediatamente per investire in ospedali e trasporti, creando occupazione”.
In tema di Piano Covid hospital, Salini ha poi annunciato di aver “proposto di costruire infrastrutture nel settore sanitario per creare 10.000 nuovi posti letto, con un costo indicativo di 1,5 miliardi di euro, vale a dire il 2% dei contributi che riceviamo dall’Europa.
Risorse che dobbiamo utilizzare per creare occupazione e rilanciare la domanda in Italia”. Per l’ad vanno utilizzate “risorse che già ci sono, abbiamo a disposizione 28 miliardi di fondi strutturali non spesi, soldi veri che potremmo utilizzare subito”.