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Oxfam, dopo Haiti, violenze sessuali in Sud Sudan, si allarga lo scandalo

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Affonda negli scandali, Oxfam, l’organizzazione britannica di beneficenza tra le più importanti del mondo. Dopo Haiti, emergono altre casi di violenze sessuali vergognosamente coperti in Sud Sudan. Le ultime rivelazioni di Helen Evans, ex capo della sicurezza globale, hanno messo sotto ulteriore pressione l’amministratore delegato Mark Goldring poche ore dopo che il suo vice si è dimesso per uno scandalo riguardante l’uso di prostitute da parte degli operatori umanitari ad Haiti e in Ciad.

Evans ha accusato i senior manager di non aver agito e ha anche messo in guardia sugli attacchi sessuali contro bambini da parte di volontari nel paese tra i più poveri dell’Africa e del mondo. E, come se non bastasse Oxafan è al centro di un altro scandalo in Guatemala dove il presidente di Oxfam International, Juan Alberto Fuentes Knight, è stato arrestato per accuse di traffici e corruzione con membri del governo guatemalteco. Un portavoce di Oxfam International – il gruppo fa da ombrello a venti organizzazioni affiliati nazionali e regionali – ha detto che Fuentes “si dichiara innocente” e sta collaborando “pienamente con le indagini”.

Lo scandalo sessuale è esploso ieri quando il presidente haitiano Jovenel Moisem, ha affermato su Twitter che “non c’è nulla di più disonesto” di operatori umanitari che sfruttano le “persone bisognose”. Il ministro della pianificazione e della cooperazione esterna Aviol Fleurant ha condannato “gravi crimini sessuali” compiuti da membri del personale che avrebbero anche usato per pagare prostitute denaro destinato alle vittime del devastante terremoto del 2010.

Oxfam è accusata anche di aver cercato di coprire questo fatti.  A seguito di un’indagine interna, alcuni membri del personale sono stati licenziati e altri, tra cui il direttore nazionale Roland van Hauwermeiren, hanno potuto dimettersi. Il quotidiano The Times, che ha fatto emergere la storia, ha riferito che un volontario ha fatto una denuncia su van Hauwermeiren per un presunto comportamento sessuale scorretto nel 2004 mentre lavorava per l’organizzazione benefica Merlin in Liberia.

Evans ha raccontato a Channel 4 News di un’inchiesta interna condotta durante il suo mandato per il periodo 2012-2015 che ha fatto emergere una “cultura dell’abuso sessuale” in alcuni uffici Oxfam. L’indagine su 120 persone in tre paesi ha rilevato tra l’11 e il 14% ha dichiarato di aver assistito o avuto esperienza di violenza sessuale. Il sette per cento del personale nel Sud Sudan – quattro persone – ha subito violenze sessuali o tentativi di stupro con colleghi. Le rivelazioni hanno causato indignazione in Gran Bretagna, dove Oxfam ha ricevuto 31,7 milioni di sterline (35,7 milioni di euro, 43,8 milioni di dollari) dal governo lo scorso anno. Il vicepresidente Penny Lawrence, ha rassegnato le dimissioni lunedì: “Come direttore del programma in quel momento, mi vergogno che ciò sia accaduto e mi assumo la piena responsabilità”. L’attrice Minnie Driver è diventata la prima ambasciatrice di Oxfam a dimettersi dal ruolo martedì scorso. “Devastante per le donne che sono state usate dalle persone inviate lì per aiutarle, devastate dalla risposta di un’organizzazione che ho aiutato da quando avevo nove anni”, ha scritto su Twitter.

Il ministero britannico per lo sviluppo internazionale ha  chiesto un’indagine più ampia su come il settore degli aiuti esteri si occupi delle accuse di cattiva condotta sessuale nei luoghi di lavoro. “Le situazioni di emergenza, purtroppo, sono quasi un ambiente perfetto per questo tipo di attività orribili”, ha detto a AFP Mike Jennings, capo del Dipartimento di studi sullo sviluppo presso la Scuola di studi orientali e africani dell’Università di Londra. “Ci sono persone estremamente vulnerabili … e poche persone che controllano in modo efficace l’accesso alle risorse o hanno enormi quantità di potere“, ha affermato. Megan Nobert, che nel 2015 è stata drogata e violentata da un collaboratore umanitario in Sud Sudan. E ha tracciato parallelismi con la campagna #MeToo di denuncia delle molestie sessuali, iniziata a Hollywood e da allora estesa a diversi settori come i media, la politica e il mondo della musica. “La comunità umanitaria è l’ultima a voler affrontare pubblicamente un problema e ha cercatoo di capire come rispondere in modo silenzioso”, ha detto Nobert. Evans e ha raccontato di aver chiesto di portare le sue conclusioni sugli abusi alla leadership di Oxfam, ma l’incontro è stato annullato e Goldring le risposto che discutere del rapporto non avrebbe portato le cose oltre.

Evans ha detto di aver ricevuto tre nuove accuse in un solo giorno nel febbraio 2015, tra cui una donna costretta a fare sesso per ricevere aiuto. Evans – ora consigliere locale in Inghilterra – ha detto che “ha lottato” per capire perché l’alta dirigenza non le ha dato più risorse per affrontare il problema.  E Channel 4 ha raccontato di sette episodi di “condotta inappropriata con bambini” nei negozi di Oxfam in Gran Bretagna nel 2013/14.

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