Tommaso Nannicini, padre del programma elettorale del Pd, spiega come è nato e le risorse economiche necessarie per coprirlo. Suo personale punto d’orgoglio, la credibilità e le coperture studiate “come se si trattasse di una manovra”.
Nannicini, ci sono tre versioni di questo programma, come ha detto Matteo Renzi. E il Pd è famoso per i programmi monstre, com’è la versione malloppo?
“La versione nerd è di 42 pagine quindi meno sostanziosa di altre: mi è sembrato uno sforzo di sintesi. Dietro c’è un lavoro di simulazioni per capire la sostenibilità economica delle proposte, quindi ogni riga è abbastanza meditata. Volevamo essere sicuri che ogni cosa promessa avesse una sua copertura. C’è tutto un lavoro dietro quelle promesse che non si vede nelle 42 pagine: ci fa dormire sonni tranquilli”
A quanto ammontano le coperture necessarie per realizzare i cento punti?
“Siamo all’incirca all’80-90 per cento delle ultime 4 leggi di bilancio per un valore stimato di 35 miliardi”
Al di là della credibilità, qual è il tratto qualificante del programma e la differenza con il M5S?
“Eh, ma è proprio la credibilità: io ci credo. Il tratto principale è che non inseguiamo ‘l’ideona’, non partecipiamo a questa caccia a chi la spara più grossa perché per noi non prendere in giro gli elettori viene prima di tutto. Cerchiamo di puntare su proposte concrete che magari non strappano i titoli dei giornali, ma possono fare la differenza nella vita delle persone”
Quale la differenza tra salario minimo e reddito cittadinanza?
“Sono due cose molto diverse. Il nostro salario minimo rientra nel pacchetto lavoro e vuol dire che chi lavora deve avere un reddito dignitoso. Non è accettabile che una persona fatichi un mese e poi non abbia un reddito dignitoso per la propria famiglia: deve esserci una garanzia che valga per tutti”
Lei è candidato dove?
“Milano, al Senato. Vivo e lavoro a Milano da più di dieci anni nonostante la ‘C’ aspirata”