“L’unico modo che abbiamo per rispondere a questo male che si è preso tante vite è viverlo come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti”. Dopo la nota diramata dal suo portavoce il 16 agosto, Papa Francesco decide di commentare in prima persona le “atrocità” commesse da persone consacrate sui minori che hanno fatto tremare la Pennsylvania, rivolgendosi questa volta non solo ai religiosi coinvolti, non solo alle vittime, ma a tutto il “popolo di Dio”.
Ammette il Pontefice che la Chiesa si è macchiata di non aver agito in tempo nel riconoscere “la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite”, di aver “trascurato e abbandonato i piccoli”, di aver “ignorato, nascosto, messo a tacere” il loro grido di dolore. Chiede spiritualmente aiuto al suo popolo, al popolo di Dio, e invita tutti al digiuno e alla preghiera per questo “crimine”, con “vergogna e pentimento”.
La lunga lettera di Francesco è una assunzione di responsabilità potente: “Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità”.
Sono passati appena tre mesi dalle dimissioni presentate in blocco dalla conferenza episcopale del Cile, dove pure nell’omertà la Chiesa ha spezzato l’infanzia di tanti. Il 14 agosto un maxi-dossier ha nuovamente interpellato la Santa Sede. Due anni di indagini sugli abusi sessuali compiuti in sei delle otto diocesi dello Stato nordamericano (Harrisburg, Allentown, Pittsburgh, Greensburg, Erie e Scranton) e oltre 1300 pagine inchiodano 301 sacerdoti, che in 70 anni hanno predato mille vittime nel silenzio dei superiori.
Tra pochi giorni la ferita si riaprirà, quando Bergoglio andrà in Irlanda, il 25 e 26 agosto, per partecipare al meeting delle famiglie. La Chiesa irlandese è però tristemente nota per essere stata al centro di un enorme scandalo sulla pedofilia, esploso vent’anni fa. A Dublino Papa Francesco potrebbe incontrare, come ha fatto in Cile, una rappresentanza degli abusati. “Col passare del tempo abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime – scrive nella lettera firmata il 20 agosto – e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte; le ferite non vanno mai prescritte. Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima”. Un grido che “è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità”.