Per essere considerata congrua, l’offerta di lavoro fatta a un percettore del reddito di cittadinanza dovrà prevedere un salario di almeno 858 euro per far scattare l’obbligo di accettare la proposta. Lo precisa un emendamento approvato in Commissione lavoro al Senato che prevede, con l’inserimento di un comma 9-bis, “esclusivamente nel caso di beneficiari di reddito di cittadinanza, nel caso di contratto a tempo pieno, una retribuzione superiore di almeno il 10% del beneficio massimo fruibile da un solo individuo. Comprensiva della componente ad integrazione del reddito prevista per i nuclei residenti in abitazione in locazione)”.
Il nodo navigator – Nel frattempo è stallo sulla figura del navigator, il tutor pensato per aiutare i beneficiari del reddito e fare da collante tra domanda e offerta di lavoro. A due mesi e mezzo dall’annuncio trionfale di Luigi Di Maio, sembra ci siano ancora grossi problemi tecnici per far partire il progetto, che prevede 6mila professionisti assunti direttamente da Anpal Servizi Spa ed altri 4mila dalle Regioni.
Proprio all’Agenzia Nazionale delle Politiche attive del Lavoro, secondo quando recita l’articolo 12 del decretone, spetta gestire anche l’atteso bando per selezionare i navigator. Manca però un tassello fondamentale, ovvero l’accordo Stato-Regioni per uniformare tempi e contenuti.
Dopo gli incontri a Roma con Di Maio è ancora tutto fermo e il tempo stringe: dal 6 marzo sarà possibile presentare ufficialmente la domanda per il reddito, tramite Poste, il sito redditocittadinanza.gov.it e soprattutto i Caf. Peccato che dalla Consulta Nazionale arrivi l’allarme del coordinatore Massimo Bagnoli: “Siamo pronti ma la norma dice che i Caf possono occuparsi del Reddito di Cittadinanza previa convenzione con l’Inps e in questo momento non abbiamo alcuna convenzione con l’Inps. Quindi pur volendo ad oggi i Caf non potrebbero occuparsi delle domande”. I venti milioni di euro stanziati dal governo non sono ritenuti sufficienti e servirà un chiarimento con con l’esecutivo.