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Renzi, ancora polemica con D’Alema: Non è mai stato antiberlusconiano

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“D’Alema è passato da antiberlusconiano a antirenziano? Non lo so. Ma D’Alema antiberlusconiano non lo è mai stato”. Matteo Renzi continua la polemica a distanza con Massimo D’Alema alimentata ieri dalle anticipazioni del suo libro (“Avanti”) in cui il segretario del Pd ha raccontato un retroscena sull’elezione del presidente della Repubblica, quando Berlusconi venne da lui e gli disse di essersi già messo d’accordo con D’Alema su un nome (quello di Giuliano Amato). Renzi, nel libro scrive che in quel momento gli fu chiaro che il “Patto del Nazareno” era finito. D’Alema ha risposto che si tratta “di sciocchezze” e oggi si riparte con l’ex premier torrenziale dai microfoni di Rtl 102.5. E i temi si allargano passando dal libro e dalla polemica con D’Alema ai migranti, ai rapporti con la Ue e, addirittura, agli 80 euro in busta paga sui quali l’ex premier ammette che “ci fu un errore di comunicazione”.

E il segretario torna anche su un’altra vienda che pesa sul suo percorso politico: la defenestrazione di Enrico Letta.

“Il giorno dopo il netto successo ai gazebo fu la minoranza interna – primo fra tutti l’allora capogruppo Roberto Speranza – a propormi di prendere in mano il timone. ‘Matteo così non andiamo da nessuna parte. Hai vinto le primarie, rilancia tu il Paese, andando a governare”. Il testo è quello del libro: “Nel racconto del giorno dopo, il cambio alla guida del governo sarà raccontato come un’oscura manovra di palazzo. L’idea che si sia trattato di una coltellata alle spalle è una fake news alimentata da un nutrito club di editorialisti monotoni”. E ancora:

“Le ricostruzioni mettono in scena un golpe in piena regola, come se Letta fosse stato usurpato di chissà quale investitura democratica o popolare quando invece la sua designazione nel 2013 non era stata decisa da alcun organismo di partito o voto popolare: l’unica volta in cui Enrico si era candidato alle primarie nel2007 aveva raccolto la miseria dell’11% di voti. Più o meno la stessa percentuale di Civati qualche anno più tardi”,

Renzi riparte dall’accordo (se è vero che ci fu) tra Berlusconi e D’Alema, seccamente smentito da D’Alema che lo riduce ai normali contatti di quei giorni rifiutando nettamente la sola idea di un patto alle spalle di Renzi. “Nel mio libro racconto l’incontro con Berlusconi che mi ha detto dell’accordo con D’Alema – dice il segretario Pd -, c’erano testimoni che possono confermare. Se c’è un percorso per scegliere il Presidente della Repubblica tutti insieme, non si può permettere a Berlusconi e D’Alema di fare un accordo e imporlo a tutti”. Quanto al dibattito sulle alleanze, una piccola apertura: “La rottamazione non la metterò mai in soffitta, ma Matteo Richetti ha ragione quando dice che c’è la necessità di essere più inclusivi. Io non ne posso più delle discussioni interne”.

Subito dopo, rispondendo alle domande del conduttore, Renzi apre il capitolo Ue: “Siamo l’Italia e ogni anno diamo 20 miliardi all’Europa, non posso accettare che quello che dice Bruxelles sia la Verità”. E poi: “Iniziamo a parlare di cosa chiediamo noi all’Europa. Nel 2018 si parlerà di bilancio. Iniziamo a dire che se i Paesi dell’est Europa non accolgono i migranti, l’Italia chiude il rubinetto”.

E Renzi entra nel merito della questione migranti: “Il passo da fare subito da domani mattina è bloccare le partenze dall’Africa. Siamo a circa il 10% in più di sbarchi rispetto allo scorso anno. Ci sta lavorando molto il ministro Minniti, servono accordi”. “Tutto il problema – aggiunge – è nato dall’operazione senza senso in Libia, per cui Obama si è scusato, ma altri in Europa non lo hanno fatto”.

Ancora sul libro. “Il mio libro chiude una fase politica? Quando sei al potere sono tutti a dirti quanto sei bravo e intelligente, quindi una sconfitta può fare bene. Il no al referendum ha danneggiato la politica dei prossimi anni, ma mi ha fatto capire chi c’è davvero e chi no. Nel libro affronto due questioni – ha spiegato – racconto come sono andate davvero alcune cose, dalle banche al patto del Nazareno, e pongo alcune questioni per il futuro. Ma serve anche per chiudere una pagina e prepararmi alla prossima”.

Infine, un po’ di autocritica sul tema degli 80 euro e, in geneale, sulla comunicazione: “Ho fatto tanti errori di comunicazione, ho presentato gli 80 euro come una televendita, mentre erano una grande redistribuzione di reddito. Se l’avessi raccontato con un paio di premi Nobiel sarebbe stato diverso”.

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