Giuseppe Conte e Matteo Renzi restano in rotta di collisione. L’incontro tra i due è in agenda a metà della prossima settimana, anche se l’ufficializzazione dell’uscita di Italia viva dalla maggioranza potrebbe giungere il 4 marzo (o il giorno prima, in base all’andamento dei lavori parlamentari) quando il presidente del Consiglio dovrebbe presentarsi alle Camere per svolgere le comunicazioni sull’agenda 2023. Certo l’emergenza coronavirus in Lombardia e Veneto abbassa i volumi dello scontro e potrebbe rallentare i ritmi della ‘crisi’. Su questo fronte, il Governo è compatto e tutti gli alleati si dicono pronti ad affrontare la sfida con coesione e unità.
Quanto agli altri dossier, però, le ‘priorità’ di Italia viva non cambiano. E a dimostrarlo c’è la partecipazione del leader, stamattina,all’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani, a Brescia. Nel programma dell’iniziativa era annunciata la presenza di Maria Elena Boschi, ma Renzi ha voluto esserci per dare ulteriore forza al suo messaggio in tema di prescrizione. A chiudere i lavori sarà il presidente Ucpi Gian Domenico Caiazza, da sempre contrario alla riforma Bonafede. Anche gli altri punti chiave della “partita politica e non personale” che il senatore di Scandicci gioca da giorni, non cambiano . “Sblocchiamo con i commissari i cantieri fermati dalla burocrazia; eliminiamo o modifichiamo il reddito di cittadinanza che non funziona; cambiamo le regole insieme per eleggere il Sindaco d’Italia dando cinque anni di stabilità al Governo”, mette nero su bianco Renzi sui suoi canali social. Poi avverte: “Se il Premier riterrà che su queste cose si possa trovare un buon compromesso, noi ci saremo. Se il Premier riterrà di respingere le nostre idee, faremo senza polemiche un passo indietro, magari a beneficio dei cosiddetti responsabili”.
L’ex premier rivendica di aver “fatto il primo passo e vinto l’orgoglio personale”, nonostante i toni “molto duri” usati da Conte nei confronti di Italia viva, “perché la serietà viene prima delle ripicche personali” e perché “la partita si giochi in modo trasparente e diretto”. Sempre in nome della trasparenza, Renzi dice di aver apprezzato la volontà del presidente del Consiglio di andare in Parlamento a proporre l’Agenda 2023. “Occorre una svolta”, insiste però. E sottolinea: “Non chiediamo nomine o sottosegretariati: chiediamo che ascoltino (anche) le nostre idee”.
Conte, dal canto suo, trascorre tutta la sua giornata a Bruxelles, alle prese con in Consiglio europeo straordinario che, nonostante la seduta fiume iniziata giovedì pomeriggio, non trova un accordo sul Quadro finanziario pluriennale. Rientrato a Roma in serata, siede subito al tavolo con il ministro della Salute Roberto Speranza e il commissario Angelo Borrelli per gestire (pur avendolo fatto anche da Bruxelles in contatto telefonico) il dossier Coronavirus. L’agenda 2023 e la volontà di gestire i rapporti alla maggioranza in modo “trasparente e cristallino”, restano una priorità, ma l’emergenza in Lombardia e Veneto chiama.
Domani sia il Pd sia Italia viva riuniranno le proprie assemblee nazionali. E se dai Dem, riuniti all’auditorium della Conciliazione, arriveranno parole di sostegno al premier e un ribadito attestato di “fiducia” nella sua azione politica e programmatica, dal ‘conclave’ dei renziani, è lecito immaginare, i distinguo non mancheranno. Netta la posizione del ministro M5S Vincenzo Spadafora: “Credo che Renzi usi pretesti per alzare la sua visibilità politica. In questo momento ha il 4%, ha la stessa forza che aveva Alfano in altri governi quando lui diceva che i piccoli partitini non potevano dettare l’agenda politica al Governo. Ora mi verrebbe da fare a lui lo stesso appello”.