Donald Trump è pronto a essere interrogato sotto giuramento dal procuratore speciale Robert Mueller, incaricato dell’indagine sul cosiddetto Russiagate. “Sono pronto a farlo” e “mi piacerebbe davvero farlo”, ha dichiarato il presidente Usa in uno scambio di battute improvvisato con un piccolo gruppo di giornalisti alla Casa Bianca qualche ora prima della sua partenza per il Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera. “Lo farò sotto giuramento, assolutamente”, ha aggiunto, ribadendo ancora una volta che a suo parere non c’è stata “alcuna collusione” con i russi durante la campagna elettorale per le presidenziali di novembre 2016.
Dell’ingerenza di Mosca nelle elezioni i servizi non dubitano, in particolare sotto forma di hackeraggi o diffusione di false informazioni su internet, ma l’eventuale collusione fra lo staff di Trump e Mosca è invece oggetto di indagine da parte di Mueller. Il super procuratore, numero uno dell’Fbi dal 2001 al 2013, ha recentemente incriminato diversi personaggi della cerchia di Trump. Fra loro il generale Michael Flynn, che è stato consigliere per la sicurezza nazionale e si è dichiarato colpevole di avere mentito all’Fbi e ha accettato di collaborare con la giustizia. Al di là della collusione con Mosca, Mueller prova anche ad accertare se Trump si sia anche reso colpevole di ostacolo alla giustizia.
Le indagini, in particolare, si concentrano sulle circostanze in cui a maggio del 2017 è stato silurato l’allora direttore dell’Fbi James Comey. Secondo quest’ultimo, che ha testimoniato sotto giuramento davanti al Senato, il presidente Usa gli aveva personalmente chiesto, durante un incontro nello Studio Ovale della Casa Bianca, di insabbiare l’indagine su Flynn.
All’inizio di gennaio, Trump aveva definito “improbabile” l’ipotesi di avere un colloquio con il procuratore speciale per il Russiagate. Qualche ora fa invece, nella serata americana di mercoledì, interrogato sulla tempistica di un’eventuale audizione, ha evocato in termini vaghi una possibile scadenza fra “due o tre settimane”. “Pensa che il procuratore speciale sarà giusto?”, gli hanno chiesto. E Trump ha risposto così: “Vedremo…spero”. Poi ha ripreso a martellare sul fatto che non ha nulla da rimproverarsi: “Non c’è stata la minima collusione. Non c’è stata la minima ostruzione” della giustizia, ha dichiarato il tycoon.
Toni più prudenti ha usato invece l’avvocato della Casa Bianca, Ty Cobb, soprattutto sulla questione della testimonianza sotto giuramento. “Bisogna sottolineare che Trump si è espresso di fretta prima di partire per Davos”, anche se resta determinato a continuare a cooperare appieno con i servizi del procuratore speciale ed è pronto a parlare con Mueller”, ha dichiarato il legale, citato dalla Cnn.
La settimana scorsa il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, è stato interrogato dal team di Mueller nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate. Si è trattato della prima volta che un membro del governo di Trump è stato interrogato nell’ambito di queste indagini molto sensibili. Nel corso di un’audizione pubblica in Senato a giugno del 2017 Sessions aveva definito una “bugia detestabile” l’idea che ci fosse potuta essere una connivenza con il governo russo, ma aveva anche suscitato la frustrazione dei senatori della Commissione intelligence rifugiandosi spesso dietro alla prerogativa che gli permette di mantenere la confidenzialità delle sue conversazioni con il presidente. Fedelissimo di Donald Trump, Jeff Sessions si è ricusato nell’inchiesta sulla Russia che continua a tormentare la presidenza.