Ryanair cancellerà fino a 50 voli al giorno per le prossime 5 settimane. La principale low cost d’Europa – e la prima compagnia del continente per volumi di traffico – ha annunciato che fino a fine di ottobre annullerà il 2% dei suoi 2.500 collegamenti quotidiani per “un’errata valutazione dei riposi che spettano ai piloti” e per “migliorare la puntualità dei voli”.
“Quello delle ferie è un falso problema”, controbatte il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, che in un’intervista a LaPresse fa il punto sull’emergenza operativa in cui versa Ryanair. E chiede che venga convocato con urgenza un tavolo al ministero dei Trasporti sul settore aereo.
Ci spiega il perchè di queste cancellazioni?
Per i piloti c’è il divieto a livello internazionale di volare più di 900 ore all’anno e vale per qualunque compagnia e per qualunque contratto. Quelle che il gruppo irlandese ha chiamato ferie, tentando di spostare l’attenzione su eventuali esigenze dei lavoratori, in realtà sono una necessità. Anche in questo caso è stato usato il solito elemento di distrazione di massa.
Anche sul fronte dei contratti ci sono parecchi problemi
I lavoratori di Ryanair vengono assunti con il contratto irlandese e questo pone l’attenzione sulla capacità che abbiamo avuto in Europa, al netto delle ultime restrizioni, di realizzare la libera circolazione di uomini e mezzi ma non dei diritti. Almeno all’interno dell’Unione Europea, i diritti dovrebbero essere uguali per tutti. In caso contrario, il senso dell’Europa si perde.
Quale soluzione avete ipotizzato?
Abbiamo chiesto più volte che i lavoratori venissero contrattualizzati nel Paese dove fanno base. I piloti italiani devono essere assunti secondo la normativa italiana e così via.
Ci sono altre irregolarità?
Ci risulta che alcuni siano assunti a partita Iva, altri tramite agenzie interinali con sede a Malta. I piloti Ryanair sono anche costretti a pagarsi l’addestramento obbligatorio al simulatore e la divisa. Non mi stupirei se dovessero pagare di tasca propria anche il panino e la bottiglietta d’acqua del pranzo in volo. Buona parte dello stipendio di hostess e steward, tra l’altro, dipende dalla vendita dei gratta e vinci e dei profumi a bordo. Dovremmo ricordare al signor O’Leary che i contratti assiro-babilonesi non vengono applicati, almeno nella Ue.
E’ emergenza su tutta la linea, dunque
Il lavoro dei piloti e degli assistenti di volo, ai quali è demandata la gestione della sicurezza a bordo, è di grande responsabilità. Il problema quindi è complesso. Da una parte i lavoratori hanno diritto a vedere risarciti i voli che sono saltati. D’altra, invece, la necessità di spostarsi a basso prezzo non può scendere sotto la tutela minima garantita al personale.
Da questa crisi, dunque, emerge l’altra faccia delle compagnie low cost?
Va riconosciuto a Ryanair il grande merito di aver consentito a tutti di viaggiare per l’Europa e insieme all’Erasmus di aver fatto crescere una generazione di giovani europei. Ho tre figli che grazie alle compagnie low cost si sono spostati ovunque. Ryanair è certamente più aggressiva sia sul fronte dei costi che su quello dei diritti dei lavoratori. Altre compagnie hanno condizioni migliori sia sul fronte delle retribuzioni che dei diritti complessivi del personale di volo.
L’ipotesi di un’alleanza tra Ryanair e Alitalia, ormai sfumata, come sindacati vi avrebbe preoccupato?
Quasi fortunosamente il problema Ryanair, che noi avevamo già sollevato da tempo, si è risolto. In realtà è necessario organizzare un tavolo per definire come dev’essere normato il trasporto aereo in Italia. Noi lo avevamo già chiesto al ministro Delrio e ora l’istanza si è fatta ancora più urgente.
Quali sono i rischi per il settore?
Si dovrebbe tenere conto sia della necessità di avere una compagnia di bandiera, sia del rischio che Alitalia venga cannibalizzata. Compagnie come Ryanair potrebbero essere interessate solo a piccoli pezzi, o magari solo gli slot di volo, ma non all’intera compagnia. Finora, negli incontro al Mise con il ministro Calenda e con i commissari abbiamo sempre lavorato a carte scoperte. Nel bando, però, era previsto da parte di potenziali acquirenti sia un interesse sia per l’intera Alitalia che per singole parti. Noi vorremmo scongiurare un eventuale spezzatino, sia perchè ci sono problemi per i livelli occupazionali che per le eccellenza raggiunte in settori come l’handling, la scuola per i piloti, che se il gruppo fosse smembrato rischierebbero di disperdersi.
I problemi di Alitalia, se non sono da individuare nei costi elevati del lavoro, dove li individuate?
Tre fallimenti di Alitalia nell’arco di un decennio sono il risultato non dell’alto costo del lavoro, ma soprattutto di un management che non ha saputo indirizzare al compagnia verso soluzioni convenienti. Una delle prime operazioni che hanno fatto i commissari, e in particolare Gubitosi, è stato quella di inserire nel piano qualche nuova rotta a lungo raggio, più conveniente rispetto ai voli a medio e corto raggio ben coperti dai concorrenti low cost. I problemi di Alitalia sono da individuare, più che nell’elevato costo del lavoro, nelle scelte delle precedenti gestioni che non hanno saputo stare al passo con il mercato.