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Salute, Italia a due velocità: al Sud si muore prima. Allarme obesità

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Un’Italia a due velocità anche dal punto di vista della salute. Un paese dove si muore meno per tumori e malattie croniche (come il diabete e l’ipertensione), ma che ha un Meridione dove si riduce l’aspettativa di vita. La fotografia è stata scattata dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’Università Cattolica di Roma.

TUMORI E MALATTIE CRONICHE. Laddove la prevenzione funziona, la salute degli italiani è più al sicuro, con meno morti per tumori e malattie croniche come il diabete e l’ipertensione (diminuiti del 20% in 12 anni i tassi di mortalità precoce per queste cause). Nel 2015, la provincia autonoma di Trento ha presentato il valore più basso (195,6 per 10mila abitanti), mentre la Campania quello più alto (297,3 per 10 mila), con un tasso del 22% più alto di quello nazionale e del 14% circa più delle altre regioni del Mezzogiorno. La Campania, quindi, come per la speranza di vita, risulta distaccata dalle altre regioni. Oltre a Trento, vantano la mortalità precoce più bassa l’Umbria (204,7 per 10 mila abitanti), l’Emilia Romagna (205,8) e il Veneto (206,9). All’opposto, oltre alla Campania, troviamo la Sicilia (254,7) e la Sardegna (249,2). Il Lazio presenta un tasso abbastanza alto, pari a 245,3, più vicino al Sud che al Centro.

OBESITA’: SOVRAPPESO UN ADULTO SU TRE. Continua a crescere in Italia il numero delle persone obese. Nel 2016, rispetto al 2015, vi è stato un aumento di un punto percentuale di obesi e una diminuzione di 1,4 punti percentuali delle persone in sovrappeso. Nel 2016 più di un terzo della popolazione adulta (35,5%) è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è obesa (10,4%); complessivamente, il 45,9% dei soggetti di età ?18 anni è in eccesso ponderale. E’ quanto evidenzia il Rapporto Osservasalute presentato oggi a Roma. In Italia, nel periodo 2001-2016, è aumentata la percentuale delle persone in sovrappeso (33,9% vs 36,2%), soprattutto è aumentata la quota degli obesi (8,5% vs 10,4%).

AUMENTA CONSUMO ANTIDEPRESSIVI. Continua a crescere il consumo di antidepressivi tra gli italiani. E’ quanto viene sottolineato nel rapporto Osservasalute 2017, presentato oggi a Roma al Policlinico universitario Agostino Gemelli. Dopo l’aumento costante registrato nel decennio 2001-2011, rileva l’indagine, “il volume prescrittivo sembrava aver raggiunto nel 2012 una fase di stabilità, mentre, in realtà, nel quadriennio successivo si è registrato un nuovo incremento (39,10 dosi nel 2013; 39,30 nel 2014; 39,60 nel 2015; 39,87 nel 2016). Secondo i ricercatori l’aumento può essere collegato “a diversi fattori tra i quali, ad esempio, l’arricchimento della classe farmacologica di nuovi principi attivi utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi (come i disturbi di ansia), la riduzione della stigmatizzazione delle problematiche depressive e l’aumento dell’attenzione del medico di medicina generale nei confronti della patologia”. Questa volta sono le regioni meridionali a essere più virtuose. I consumi di farmaci antidepressivi più elevati per l’ultimo anno di riferimento (2016) si sono registrati in Toscana (60,96), PA di Bolzano (53,63), Liguria (53,09) e Umbria (52,06), mentre le regioni del Sud e le Isole presentano i valori più bassi (in particolare, Campania 30,59; Puglia 31,33; Basilicata 31,42; Sicilia 31,58; Molise 31,95).

ALCOOL. Anche sul fronte dei consumi di alcolici il dato sembra assumere contorni a tinte fosche: si assiste a una lenta, ma inarrestabile diminuzione dei non consumatori (astemi e astinenti negli ultimi 12 mesi), pari al 34,4% (nel 2014 era il 35,6%, nel 2015 34,8%) degli individui di età >11 anni.

ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI. In Italia, ben il 30,3% degli ultrasessantacinquenni ha molta difficoltà o non è in grado di usare il telefono, prendere le medicine e gestire le risorse economiche, preparare i pasti, fare la spesa, svolgere attività domestiche leggere e occasionalmente attività domestiche pesanti. Tali prevalenze si attestano al 13% nella classe di età 65-74 anni, al 38% per gli anziani tra i 75-84 anni e al 69,8% tra gli ultra ottantacinquenni. Da ciò si evince una richiesta di aiuto e una difficoltà di gestione della quotidianità.

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