L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha ribadito ai magistrati di essere stato “accusato in assenza di prove materiali” dalle dichiarazioni dell’ex dittatore libico Muammar Gheddafi e dei suoi parenti, oltre che dal faccendiere franco-libanese Ziad Takieddine, secondo quanto riporta il quotidiano Le Figaro. Dopo due giorni in stato di fermo, Sarkozy ora è formalmente indagato per “corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici”.
“È stato dimostrato in molte occasioni che lui (Ziad Takieddine, ndr) ha ricevuto denaro dallo stato libico”, ha detto l’ex presidente francese. “E a proposito di Takieddine, vorrei ricordare che non ha dimostrato alcun versamento di denaro verso di me nel periodo 2005-2011”, ha aggiunto Sarkozy.
“Durante le 24 ore della mia custodia – ha ribadito l’ex capo di Stato – ho cercato di dimostrare con tutta la forza della mia convinzione che le indicazioni serie e concordanti che sono la condizione dell’accusa non esistono tenuto conto della fragilità del documento oggetto dell’inchiesta giudiziaria e tenendo conto ancehe delle caratteristiche altamente sospettose e del passato pesantemente oscuro di Takieddine”. “I fatti di cui sono sospettato sono seri, ne sono consapevole – ha concluso davanti ai magistrati – ma se, come continuo a proclamarlo con la massima costanza e la più grande energia, si tratta di una manipolazione del dittatore Gheddafi o della sua cerchia o dei suo i fedeli (…), io chiedo ai magistrati di misurare la profondità, la gravità, la violenza dell’ingiustizia che mi viene fatta”.
Sarkozy ha dichiarato ai magistrati di aver vissuto “l’inferno della calunnia”, secondo sempre come riporta il quotidiano Le Figaro. “Dopo l’11 marzo 2011 ho vissuto l’inferno di questa calunnia”, ha spiegato Sarkozy agli inquirenti a cui ha denunciato l’assenza di “prove materiali” per quanto riguarda le accuse mosse contro di lui. L’ex capo di Stato è stato formalmente indagato per corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici.