La decisione di tenere le scuole aperte fino alla prima media anche nelle zone rosse da parte del governo ottiene un consenso trasversale. Una scelta davanti alla quale, questa la grande novità, i governatori non potranno attuare provvedimenti maggiormente restrittivi. “Era opportuno lasciare meno spazio alla discrezione” della Regioni, il pensiero di Agostino Miozzo, ora consulente del Ministero dell’Istruzione dopo essere stato a lungo portavoce del Cts.
Pure gli psicologi plaudono al provvedimento preso dall’esecutivo di Mario Draghi. “La scuola è un luogo molto importante per i ragazzi, non solo per quanto riguarda l’apprendimento ma anche per la loro salute psicologica”, dichiara a LaPresse David Lazzari, presidente del Cnop (Consiglio nazionale ordine psicologi). Per quanto riguarda gli adolescenti che, invece, proseguiranno con la dad “E’ fondamentale attuare un servizio di supporto psicologico con un professionista che sia a disposizione dei ragazzi e delle loro famiglie” perché il disagio è “diffuso”.
L’omogeneità delle nuove misure è vista di buon occhio anche dagli scolari, i diretti interessati. “Lo chiediamo dall’estate scorsa. Bene che si decida una volta per tutte in che contesto la scuola deve rimanere aperta, evitiamo misure confusionarie e contraddittorie”, dice contattato dall’agenzia Luca Ianniello, rappresentante della Rete studenti Medi del Lazio. A questo però va aggiunto “un impegno concreto per garantire scuole in sicurezza e in presenza”. Sotto questo punto di vista gli interventi mancanti riguardano “trasporti e sicurezza”. Il potersi sedere al proprio banco e non davanti allo schermo di un pc “deve essere una priorità pure per le superiori – dice ancora – anche in questo contesto ‘bicolore’ vanno costruite le condizioni affinché gli studenti possano frequentare sul serio in presenza e senza rischi per loro stessi e il personale”.
Se in Italia si prova a fare un passo avanti in Francia, invece, Emmanuel Macron ne compie uno indietro chiudendo tutti gli istituti di ogni ordine e grado per tre settimane, complici le vacanze di Pasqua. “Ma rispetto all’Italia, dove c’è stato un continuo stop and go e le scuole hanno dovuto adattarsi fino all’ultimo momento, sicuramente in Francia si è tenuta una linea più coerente”, sottolinea Jeanclaude Arnod preside dell’istituto italiano ‘Leonardo da Vinci’ a Parigi. “Macron ha insistito fino all’ultimo prima di arrendersi”.