La quota vincente
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Serie A, la Juve ringrazia Dybala: magia per battere Milan e tornare in vetta

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Botta e (subito) risposta. Perché se l’Inter vince e vola per una notte in testa alla classifica, la Juventus non può esimersi da replicare e riprendersi con 24 ore di ritardo ciò che era suo, cioè il primato, attraverso un altro successo, l’ennesimo allo Stadium. La sfida con il Milan è finita come il pronostico della vigilia aveva immaginato, ma è stata una vittoria gravida di sofferenze, ‘griffata’ da un capolavoro di Paulo Dybala e dalle parate eccezionali di Wojciech Szczesny. Di ‘sardismo’ ce n’è davvero poco nei campioni d’Italia che giocano maluccio e raramente riescono a divertire. Il vate ex Chelsea è stato chiamato per compiere un passo in avanti rispetto a Massimiliano Allegri, però al momento gli unici conti che tornano sono quelli della classifica. Per il calcio champagne c’è ancora da aspettare. Al contrario, comincia a vedersi la mano di Stefano Pioli, a dispetto di quanto dica il risultato i rossoneri hanno lasciato un’ottima impressione.

La Juventus ha sbagliato molto, in fase di possesso e di non possesso, forse più nella prima che nella seconda. Mai si erano visti tanti passaggi sbilenchi, tanti appoggi fuori misura da parte dei campioni d’Italia. Pjanic è sembrato stanco e Matuidi alle prese con problemi di stabilità; dalla cintola in su, Bernardeschi è stato il solito pasticcione e Ronaldo ha dato segnali di discontinuità, vittima di una condizione fisica non ottimale. Non a caso, il primo e unico tiro in porta CR7 lo ha confezionato dopo 42 minuti di un destra-e-sinistra sull’intero fronte d’attacco e, pure, di pochissima concretezza. Sempre non a caso, dopo 10 minuti della ripresa ha lasciato il posto a Dybala: seconda sostituzione in due partite, seconda faccia scurissima.

Le difficoltà dei campioni d’Italia sono state determinate anche – o soprattutto – dall’atteggiamento applicatissimo del Milan: corto e lesto a ripartire, a proprio agio nel giropalla di centrocampo, con Paqueta, Bennacer e Krunic, appena un po’ frenato dalla serata non straordinaria di Piatek e Suso. La squadra di Pioli è stata brava a non allungarsi e a fare densità, in maniera da togliere spazi all’avversario e a pressare alto. Spesso l’ultimo rossonero, Romagnoli, ha piantato le tende nella metà campo juventina, giusto per capire il piglio e il coraggio. E pure la voglia. Non ci fosse stato Szczesny in versione miracolistica, forse la partita avrebbe preso una piega diversa.

Se la chiave di lettura (o una delle) sono le occasioni gol, il Milan nel primo tempo ne ha messe insieme quattro (con Piatek due volte, Paqueta e Theo Hernandez) contro le due (Higuain e Bernardeschi) della Juventus. Uno ‘sbilancio’ che non era stato previsto alla vigilia e che ha portato Sarri a cambiare appunto Ronaldo e a giocarsi la carta Douglas Costa a mezz’ora dalla fine. Fuori è finito Bernardeschi, fischiato dai tifosi. Anche il Milan si è corretto, con Bonaventura per Kunic, consegnato alla marcatura di Pjanic, perché Pioli ha giocato tutta la sfida di Torino provando a soffocare il genio del bosniaco. Poi Leao ha sostituito Piatek e Rabiot l’ammaccatissimo Matuidi. I cambi hanno cambiato il corso del match, se è vero che al minuto 32 la Joya ha realizzato il gol della vittoria, un piccolo capolavoro di arte varia. E lì è calato il sipario.

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