Per tornare a vedere gli stadi di calcio nuovamente pieni bisognerà attendere. La fretta, visto il tema, non è raccomandabile. E anche l’ipotesi di arrivare a riempire massimo il 25% della capienza degli impianti, come richiesto dalla Conferenza delle Regioni, non sembra al momento percorribile. Lo dice chiaramente Walter Ricciardi, secondo cui “non è assolutamente possibile in questo momento, in cui dobbiamo limitare la circolazione del coronavirus, e con i rischi che stiamo correndo, andare oltre numeri molto limitati”.
In serata gli fa eco il ministro della Salute, Roberto Speranza: sul 25% di capienza “non sono d’accordo. Non possiamo permetterci rischi impropri. Io sono anche un grande tifoso di calcio ma in questo momento la priorità dell’Italia devono essere le scuole, non possono essere gli stadi, non possiamo permetterci leggerezze, abbiamo un vantaggio che dobbiamo conservare. Il virus circola, non commettiamo errori”.
Insomma, per ora bastano i mille spettatori a partita. Il protocollo redatto dalle Regioni relativo a ingresso, permanenza e uscita degli spettatori intanto è arrivato al ministero dello Sport e a quello della Salute, che lo analizzerà presto. Il parere del Cts comunque sarà ancora una volta determinante in vista del prossimo Dpcm di inizio ottobre, ma l’impressione è che la cautela espressa dal mondo scientifico frenerà ancora una volta le richieste di Federcalcio e Lega di Serie A, che da settimane puntano ad un aumento delle presenze. Mentre l’ad della Lega A, Luigi De Siervo, chiede “parità di trattamento” per tutti gli stadi.
Aumento che, tuttavia, proprio il professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute sul coronavirus, ha sconsigliato nella maniera più assoluta. “Non è pensabile di arrivare a decine di migliaia di persone” sugli spalti, le parole di Ricciardi, poiché “la priorità assoluta adesso sono le scuole, le imprese, i trasporti. I numeri devono restare bassi, stiamo andando molto meglio di altri paesi e vogliamo assolutamente evitare un nuovo lockdown”.
A dettar legge è la curva dei contagi che non si può sottovalutare e che richiede massima cautela. Ecco perché anche il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ammette che non si può “improvvisamente ipotizzare una riapertura degli stadi con 25 mila persone”. Piuttosto, quello che si può fare è ipotizzare “una progressiva riapertura con pochi spettatori da incrementare man mano, a seconda dell’andamento dell’epidemia” e “con regole che devono essere estremamente ferree perché faccio fatica a pensare che le persone non si bacino o abbraccino per un gol”.
Al ministero della Salute, quindi, la questione non è tra le priorità. La sottosegretaria Sandra Zampa dice espressamente: “Noi siamo contrari alla riapertura”. “Ciò che sta succedendo per gli stadi – ricorda – è già accaduto con la riapertura delle discoteche: le Regioni le hanno aperte ma poi, di fronte al disastro, il ministro ha fatto un’ordinanza che ne ha imposto la chiusura”. Ma il Governo fermerà le Regioni? “Questo lo deciderà il ministro”. La palla quindi è tra i piedi di Speranza. Con Salvini che spinge per il via libera al 25% di capienza. “Mi sembra una cosa ragionevole, se le persone entrano in maniera cadenzata, non vedo problemi”, la linea del leader della Lega.