La Svezia si sveglia più a destra (ma non tanto quanto si temeva), con un Parlamento diviso quasi perfettamente a metà tra centrosinistra e centrodestra (sovranisti di estrema destra a parte) e una situazione politica a dir poco complicata. Questo hanno detto le urne delle elezioni politiche. Gli svedesi sono andati a votare in massa (83%) chi per mandare al governo Svezia Democratica (il partito di estrema destra xenofoba guidato da Jmmie Akesson, nella foto sotto) chi con l’obiettivo opposto per evitare di precipitare nell’incubo neonazista o sovranista-trumpiano. L’estrema destra è stata arginata: può cantare vittoria perché è salita del 4,7% a quota 17,6% (un milione e centomila voti), ma non ha sfondato e si è femata molto più in basso di alcune previsioni che la davano oltre il 20 per cento, addirittura vicino al 25. In Parlamento (349 seggi in totale) Akesson avrà 62 deputati (13 in più della scorsa legislatura) che, dal punto di vista politico, però, non dovrebbero poter incidere sulla maggioranza di governo che dovrà fermarsi.
La partita, in realtà, si gioca tra i due schieramenti tradizionali della politica svedese: il centrosinistra e il centrodestra. I socialdemocratici del premier uscente Stefan Lofven (nella foto in alto) hanno tenuto (28,4% con un calo del 2,8%) e portano al Riksdag (il Parlamento svedese) 101 deputati. A loro si devono sommare la Sinistra (Vansterpartiet) che ha preso il 7,9% (+2,2) e 28 seggi e gli ecologisti (Miljopartiet) con il 4,3% (-2,4%) e 15 seggi. Il totale della coalizione fa 40,6% (2 milioni e mezzo di voti, circa) e 144 seggi al Riksdag. Le femministe (0,4% crollate dal 3%) non avranno seggi.