Dopo due giorni in stato di fermo, l’ex presidente della Francia, Nicolas Sarkozy, è formalmente indagato per “corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici“. Lo scrive il sito del quotidiano ‘Le Monde’.
Al centro dell’inchiesta vi sarebbero 5 milioni di euro in denaro contante dati a Sarkozy dall’allora potentissimo rais libico Muammar Gheddafi. Dopo la pubblicazione a maggio 2012, da parte del sito Mediapart, di un documento libico attribuito all’ex capo dei servizi di intelligence stranieri della Libia, Moussa Koussa, che evocava un presunto finanziamento di Gheddafi alla campagna presidenziale di Sarkozy, le indagini dei magistrati sono proseguite rafforzando i sospetti che pesano sulla campagna dell’ex capo di Stato. Nel dettaglio, nel novembre 2016, nel pieno delle primarie del partito Les Republicains, il faccendiere Ziad Takieddine aveva affermato di aver trasportato 5 milioni di euro in denaro contante da Tripoli a Parigi tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 per consegnarli a Claude Gue’ant, ex segretario generale della presidenza francese tra i fedelissimi dell’ex presidente, e poi allo stesso Sarkozy, allora ministro dell’Interno. I magistrati indagano in particolare su un trasferimento di 500mila euro ricevuto da Gue’ant nel marzo 2008 da una società di un avvocato malese: l’ex segretario ha spiegato che si trattava del risultato della vendita di due dipinti.
Indagato da allora per complicità in corruzione di pubblico ufficiale straniero e per complicità in appropriazione indebita di fonti pubblici in Libia, Takieddine ha comunque rilasciato dichiarazioni in linea con quelle rese dall’ex direttore dell’intelligence militare libica, Abdallah Senoussi, il 20 settembre 2012, davanti alla procura generale del consiglio nazionale di transizione libico.
Allo stesso tempo, l’ex tesoriere della campagna presidenziale di Sarkozy, Eric Woerth e il suo vice, Vincent Talvas, hanno più volte sostenuto che il denaro provenisse da donazioni anonime, per un totale compreso tra 30mila e 35mila euro. Una spiegazione messa in dubbio in altre testimonianze. Ad esempio da quella del responsabile della corrispondenza ricevuta dall’Ump (il partito di destra di Sarkozy che diventerà in seguito Le Republicains), durante la stessa campagna presidenziale, ha infatti dichiarato di non aver “mai visto la posta in arrivo che contenesse contante”.
Ma non è tutto: i documenti, recuperati dalla giustizia francese, e appartenenti all’ex ministro libico del Petrolio, Choukri Ghanem, morto nel 2012 in circostanze misteriose, fanno riferimento all’esistenza di versamenti di denaro verso Sarkozy. Lo stesso Bechir Saleh, ex tesoriere del regime di Gheddafi e uomo deputato alle relazioni con la Francia, recentemente raggiunto da colpi di arma da fuoco durante un’aggressione a Johannesburg, aveva anche rivelato al quotidiano Le Monde che “Gheddafi aveva ammesso di aver finanziato l’ex leader francese. Sarkozy nega ma io credo di più a Gheddafi”.
E ancora: i magistrati hanno messo in dubbio la vendita sospetta nel 2009 di una villa a Mougins, in Costa Azzurra, per circa 10 milioni di euro, a un fondo libico gestito da Bachir Saleh. Gli investigatori sospettano che l’uomo d’affari Alexandre Djouhri sia il vero proprietario e venditore di questa proprietà, ceduta a un prezzo “molto sopravvalutato”. La giustizia francese ha intenzione di interrogare sia Saleh sia Djouhr: il primo, al momento è in esilio. Il secondo è stato arrestato a Londra a gennaio all’aeroporto di Heathrow nel quadro di un mandato d’arresto per “frode” e “riciclaggio”. La sua possibile estradizione è attesa a luglio.