Esattamente un anno dopo gli scontri tra dimostranti neonazisti e antirazzisti a Charlottesville, in cui morì una persona e a cui seguirono polemiche incendiarie per le blande prese di posizione di Trump, gli Stati Uniti temono che fatti analoghi si ripetano. Lo stesso gruppo suprematista bianco che organizzò il corteo in Virginia, Unite the Right, ha programmato una manifestazione fuori dalla Casa Bianca per domenica. Gli estremisti xenofobi si troveranno di nuovo faccia a faccia con gli antifascisti, impegnati in una dimostrazione nella stessa area.
Le autorità di Washington hanno aumentato il livello di allerta per consentire l’intervento di risorse addizionali, nel timore di violenze. Il permesso ai contromanifestanti di Answer Coalition, gruppo che chiede “un’azione di massa” contro “i razzisti, fascisti, neonazisti e suprematisti bianchi”, è stato concesso martedì. Intanto, dimostrazioni minori sono in programma a Charlottesville, e per questo il governatore della Virginia Ralph Northam e le autorità municipali hanno dichiarato lo stato d’emergenza.
Alla vigilia delle manifestazioni, Trump ha twittato: “Le rivolte di Charlottesville un anno fa sfociarono in una morte insensata e in divisioni. Dobbiamo stare uniti come nazione. Condanno ogni tipo di razzismo e gli atti di violenza. Pace a tutti gli americani!”. Richard Spencer, leader del movimento di estrema destra cosiddetto ‘alt-right’, ha lasciato intendere di temere violenze con un posto su Twitter, annunciando che non si avvicinerà alle proteste: “Non so esattamente che cosa accadrà, ma probabilmente non sarà nulla di buono”.
Le manifestazioni dello scorso anno a Charlottesville iniziarono l’11 agosto, quando centinaia di simpatizzanti neonazisti, accompagnati da uomini armati con fucili, scandirono slogan nazionalisti portando torce accese, in scene che ricordavano le manifestazioni razziste dell’America del Sud prima del movimento per i diritti civili. Gli estremisti protestavano contro la rimozione delle statue dedicate ai leader confederati, tra cui il generale Robert E Lee. Le dimostrazioni erano poi continuate il giorno successivo, con scontri fra neonazisti e antirazzisti del gruppo Antifa.
Il culmine delle violenze era stato raggiunto quando un uomo alla guida di un’auto aveva travolto un gruppo di manifestanti antirazzisti, uccidendo una donna e ferendo 19 persone. Il presidente Donald Trump inizialmente era stato riluttante a condannare la violenza degli estremisti di destra, molti dei quali erano stati suoi sostenitori alle presidenziali. Tra loro c’era anche David Duke, ex leader del Ku Ku Klux Klan, razzista e antisemita, che aveva elogiato Trump per il “coraggio” nel difendere i suprematisti bianchi.
Il presidente aveva parlato di “colpa in entrambe le parti” per la violenza, condannando gli antifascisti per le “mazze nelle loro mani”. Le sue dichiarazioni, che non nominavano alcun gruppo neonazista, sembrarono rafforzare i gruppi di estrema destra e i loro membri. E quest’anno vari esponenti apertamente razzisti e nazionalisti bianchi si sono candidati in vista delle elezioni, tra cui il nazista dichiarato Arthur Jones, in Illinois, che ha vinto le primarie del partito repubblicano e corre per il Congresso. In Wisconsin Paul Nehlen, principale candidato repubblicano al Congresso per sostituire il seggio ora dello speaker della Camera Paul Ryan che ha annunciato il ritiro, è emerso come leader dell’alt-right.
Lecia Brooks, direttrice al Southern Poverty Law Center, afferma che la manifestazione dimostra un “continuo rafforzamento dei nazionalisti bianchi”. Gli organizzatori lo hanno chiamato “corteo per i diritti civili dei bianchi”, per protestare contro “gli abusi dei diritti civili a Charlottesville”. A Washington, tutte le armi da fuoco sono vietate nei luoghi delle proteste, anche quelle possedute legalmente. Gli organizzatori hanno avvertito i partecipanti di non reagire con rabbia alle azioni dei contro-manifestanti. “Certamente ci saranno dei provocatori che tenteranno di farvi reagire, mettendovi delle macchine fotografiche davanti alla faccia, urlando e così via”, si legge sul sito web di Unite the Right. Gli estremisti sono stati anche invitati a portare bandiere americane o confederate.