Circa metà del territorio dell’Oklahoma appartiene ai nativi ed è loro riserva, tra cui anche la gran parte della città di Tulsa. La sentenza della Corte suprema rappresenta una grande vittoria per gli indigeni americani, secondo alcuni media americani la più significativa da decenni, e comporta tra l’altro che i membri delle tribù condannati nei tribunali statali per reati commessi su quelle terre possano ora ricorrere contro le sentenze. La decisione della Corte suprema è arrivata con cinque voti favorevoli e quattro contrari. “Costretta a lasciare le sue terre ancestrali in Georgia e Alabama, la Creek Nation ricevette rassicurazioni che le sue nuove terre a Occidente sarebbero state garantite per sempre”, “oggi ci viene chiesto se queste promesse valgano”, e “dato che il Congresso non ha dichiarato altrimenti, manteniamo la parola del governo”, ha dichiarato il giudice Neil Gorsuch nella decisione. Secondo alcuni funzionari statali e federali tuttavia la sentenza causerà il caos, visto che ha conseguenze sul sistema di giustizia e fiscale.
Ma Gorsuch si è detto ottimista: “Con il passare del tempo, l’Oklahoma e le sue tribù hanno dimostranto di poter lavorare con successo come partner”, ha scritto. Jonodev Chaudhuri, ambasciatore della Muscogee (Creek) Nation ed ex capo della Corte suprema della tribù, ha sminuito le preoccupazioni e commentato: “Questo caso non cambia la proprietà della terra. Non ha impatto sui processi nei confronti dei non-indiani. Fa soltanto chiarezza su questioni giurisdizionali riguardanti il confine e rafforza la forza della Creek Nation come nazione sovrana per lavorare con altri interessi sovrani per proteggere le persone e lavorare per gli interessi comuni”. La riserva si estende per circa 12.100 chilometri quadrati.