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Violenza donne, Cantone: “Codice rosso funziona”

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No a nuovi reati, sì a investimenti in servizi sociali”. Il ‘codice rosso’ “funziona” ma a preoccupare sul fronte delle violenze sessuali è il mix alcol e giovani. E infine domiciliari e braccialetto elettronico come giusto equilibrio fra “tutela delle vittima e il carcere solo come estrema ratio”. A fare il punto con LaPresse sulla violenza contro le donne in occasione della Giornata internazionale del 25 novembre è Raffaele Cantone. Magistrato antimafia e già capo dell’Anac, oggi guida la Procura di Perugia con un’attenzione particolare, anche ‘comunicativa’, ai temi della violenza di genere, maltrattamenti in famiglia, femminicidi.

A tre anni dall’approvazione della normativa nota come ‘codice rosso’ che, in analogia con i codici d’accesso ‘ospedalieri’, ha introdotto nuovi reati, procedure e corsie prioritarie per i casi di violenza di genere, i numeri dei primi 9 mesi del 2022 li ha elaborati il ministero dell’Interno: calano i femminicidi (82, -9%) ma cambia la composizione degli autori (scendono i partner, aumentano genitori, figli e parenti); stalking e atti persecutori a -17% sul 2021, maltrattamenti -8%. I cosiddetti ‘reati spia’ di nuova introduzione – e che in quanto tali sono registrati solo dal 9 agosto 2019 – offrono un quadro più variegato: giù la costrizione al matrimonio (9 casi, -53%) e il ‘revenge porn’ (871 casi, -20%). Su le violazioni di misure come il divieto di avvicinamento (1.824, +12%) e deformazioni permanenti del viso mediante lesioni (74, +17%) ricordando che il reato introdotto sulla scorta dei casi di ‘acido’ è commesso nel 91% dei casi da uomini ma le donne vittime sono il 24%. In controtendenza rispetto a trend ‘positivi’ le violenze sessuali: 4.416 (+9%), vittime donne nel 92% dei casi di cui 27% minorenni e il 77% italiane. “Preoccupano quelle fra giovani in contesti che non nascono in partenza come violenti – conferma Raffaele Cantone parlando di “lieve aumento” -. Accade dopo serate in discoteca, quando relazioni nate in modo pacifico evolvono in comportamenti che la vittima denuncia come violenze sessuali”. “Elemento d’allarme rispetto allo stupro tradizionale – lo definisce – e che degenera anche grazie al fatto che entrambi, ma soprattutto la vittima, abbiano abusato di alcol con capacità di reazione ridotta”.

Le statistiche generali fanno però dire a Cantone ‘no’ alla “creazione di nuovi e ulteriori reati”. “Abbiamo già anticipato la soglia di punibilità in modo significativo con reati che fino a poco tempo non lo erano – spiega il magistrato -: lo stalking era punito con una contravvenzione e adesso è un delitto sanzionato in modo molto grave”. Per l’ex capo dell’Anticorruzione servono investimenti “nel sistema di welfare e nella prevenzione per intervenire in situazioni in cui spesso ci sono epiloghi quasi scontati”, afferma con riferimento a casi di cronaca in cui la violenza affiora come collegata a problemi di salute mentale e/o dipendenza da sostanze. “Ai servizi sociali va la riconoscenza per ciò che fanno ma non sempre riescono, dal punto di vista numerico, a intervenire nelle grandi realtà”. Tra le misure di nuova generazione che il procuratore di Perugia vede positivamente “la norma sull’ammonimento orale del Questore” che interviene “nelle situazioni di violenza che iniziano a manifestarsi”. Infine gli strumenti utili “nei casi borderline” in cui “la misura cautelare del carcere potrebbe essere attenuata ma gli arresti domiciliari non sarebbero sufficienti a tutelare la vittima”. Pensa al “braccialetto elettronico” per il quale “non sempre c’è la disponibilità” e “domicili alternativi in aree territoriali diverse offerti dagli indagati-imputati o i loro familiari”. Servono a “tenere insieme l’esigenza di tutela della persona offesa – conclude Cantone – con il principio generale che la misura carceraria debba essere l’estrema ratio”.

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