Scrivo queste righe con la consapevolezza di poter sempre essere smentito nelle ultime giornate di questo Mondiale: e onestamente spero di no. Amo troppo il Brasile e i brasiliani e spero che le cose continuino così come sono andate fin qui. Si era scritto moltissimo circa l’organizzazione di questa Coppa del Mondo: che gli stadi non erano sicuri, che non erano a norma, che ci sarebbe stata molta violenza, un clima oppressivo da parte delle forze dell’ordine e che a fare notizia sarebbero state soprattutto le violente proteste di piazza. Un clima di sfiducia molto simile a quello che si era respirato prima del mondiale in Sud Africa dove si temeva un clima di violenza e ribellione; e persino in Germania dove, e qualcuno magari non lo ricorda nemmeno più, tutti prima del Mondiale 2006 parlavano dell’emergenza anarchica e dei Black Block che avevano creato devastazioni a Genova e in diverse altre manifestazioni del G8.
Ho visitato il Brasile spesso e con molto affetto e rispetto; conosco in modo profondo la realtà delle favelas, dei quartieri poveri e dei sobborghi e so perfettamente quali sono le legittime richieste della popolazione in un paese dove a dominare da sempre a livello politico sono la corruzione e l’inciucio. Come se qui da noi fosse diverso…
Ma il Mondiale fino a oggi ha riservato proteste legittime e condotte in modo civile, cui secondo me è stato dato poco risalto ma soprattutto splendide partite in un clima estremamente festoso. Non so cosa potrebbe accadere se la finale fosse Brasile-Argentina, onestamente non saprei che cosa aspettarmi: ma devo dare atto a chi ha organizzato questo Mondiale di aver ottenuto numeri importanti. Per i 3,1 milioni di biglietti messi in vendita ci sono state 11 milioni di richieste e il 98,2 dei biglietti per le partite programmate fino ai quarti di finale sono andati venduti. Dopo quella dei padroni di casa la delegazione di tifosi più numerosa, e questa è una sorpresa che dovrebbe dirla lunga su come il mondo sta cambiando, è stata quella americana con quasi 200mila tifosi in trasferta. Poi l’Argentina con 60mila, la Germania con 58mila e l’Inghilterra con 57mila. Noi siamo molto più in basso con 9mila presenze: molte meno di Uruguay e Costa Rica che arrivano a poco più di un decimo della nostra popolazione.
È stato un mondiale profondamente interattivo con quasi 400 milioni di tweet e oltre un miliardo di interazioni su Facebook: facce, sfotto, con alcune immagini indimenticabili. Su tutte quelle di Balotelli trasformato in facchino con tanto di valige e quella di Luis Suarez, incastonato nel cartellone cinematografico de “Lo Squalo”.