No alla nazionalizzazione, ma l’ex compagnia di bandiera deve restare alla fine un vettore tricolore. Per Alitalia il tempo stringe con due scadenze tagliola: il 31 ottobre è la deadline per la vendita, mentre a metà dicembre scade il termine per la restituzione del prestito ponte. Sul dossier il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio chiarisce così la situazione: “La nazionalizzazione old style non è fattibile per tutta una serie di norme europee, che io tra l’altro vorrei ridiscutere, ma in questo momento affrontiamo la questione Alitalia con le scadenze che ci sono. È evidente che per questo governo deve restare un vettore dello Stato italiano, legato a realtà produttive italiane”.
Negli ultimi giorni infatti tra le indiscrezioni su Alitalia era spuntata anche quella di un presunto piano del governo per creare una newco pubblica partecipata tra gli altri da Ferrovie, Poste e Cdp. Ma attenzione, perché per l’esecutivo l’idea rimane quella di “razionalizzare la spesa e fare in modo che i partner possano portare avanti delle sensibilità politiche e non solo del business”. Stop insomma a nuovi interventi statali per salvare la compagnia.
Sono pervenute tre offerte ufficiali al momento: Lufthansa – giudicata in passato la migliore – EasyJet in veste di capofila di una cordata che raccoglie Air France-Klm e fondo Cerberus e la low cost ungherese Wizz Air. Nella relazione trimestrale sull’andamento della società, i commissari straordinari hanno però ribadito di non ritenere congrua nessuna delle offerte. “Stiamo valutando tutte le possibilità e stiamo trattando con tutti. Per ovvie ragioni non è possibile aggiungere altro”, aveva detto giorni fa sibilino il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Novità sul futuro dell vettore, posto in amministrazione straordinaria dalla primavera 2017, sono attese tra settembre e ottobre.