Uno dei viaggi più complicati e difficili del suo pontificato è finito oggi. Papa Bergoglio ha lasciato da poche ore il Bangladesh, dopo essere stato in Birmania, e sta facendo ritorno in Italia. Il Pontefice si è congedato con un invito all’amicizia ‘sociale’. Poco prima di decollare, parlando ai giovani dell’Università di Notre Dame a Dhaka ha consigliato loro di “viaggiare nella vita” e “non vagare senza meta”, e per questo li ha esortati a lasciarsi guidare da Dio che è, ha spiegato, “come se avesse messo dentro di noi un software, che ci aiuta a discernere il suo programma divino”.
La visita di Francesco in Bangladesh, iniziata giovedì, è stata dominata dalla crisi dei rifugiati Rohingya nel paese, dove oltre 620.000 membri di questa comunità sono fuggiti dallo scoppio di violenze il 25 agosto in Birmania.
Giovedì, alla presenza del presidente del Bangladesh Abdul Hamid, il Papa ha chiesto aiuto alla comunità internazionale per affrontare la crisi dei rifugiati Rohingya, anche se, come in Birmania, ha evitato di citare per nome la minoranza musulmana.
Il giorno dopo, Francesco ha pronunciato il termine ‘Rohingya’, cosa che aveva evitato in Birmania. Ma alla fine lo ha fatto, ieri. “La presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya. Che ognuno abbia la sua risposta”. Ha parlato davanti agli occhi e alla voce di chi ha visto l’inferno. Dall’inizio del viaggio nei due Paesi asiatici e fino a questa mattina, Bergoglio aveva accolto l’invito della chiesa locale birmana di non dire esplicitamente il loro nome, pur avendo affrontato la questione ogni giorno, senza spegnere i riflettori sulla crisi.