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Bce: economia Eurozona in ripresa nel 2024

Segnali di ripresa per l’economia dell’Eurozona entro la fine dell’anno. Sono le previsioni della Banca Centrale Europea (Bce) nel suo ultimo bollettino economico. “L’economia rimane debole. I consumatori hanno seguitato a contenere la spesa, gli investimenti hanno registrato una moderazione e le esportazioni delle imprese sono diminuite, per effetto di un rallentamento della domanda estera e di alcune perdite di competitività. Tuttavia, le indagini congiunturali indicano una ripresa graduale nel corso di quest’anno. Il calo dell’inflazione e il perdurante incremento dei salari porteranno a un recupero dei redditi reali, che sosterrà quindi la crescita. In aggiunta, l’effetto frenante dei passati rialzi dei tassi di interesse si esaurirà gradualmente e la domanda di esportazioni dell’area dell’euro dovrebbe aumentare”, si legge nel documento del Consiglio direttivo di Francoforte. 

Inflazione dovrebbe mantenere tendenza al ribasso

L’inflazione dovrebbe mantenere la “tendenza al ribasso nei prossimi mesi e ci si attende che, su un orizzonte temporale più lungo, raggiunga l’obiettivo del Consiglio direttivo, a fronte della moderazione del costo del lavoro e dell’attenuarsi dell’impatto degli shock energetici passati, delle strozzature dal lato dell’offerta e della riapertura dell’economia dopo la pandemia. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine restano sostanzialmente stabili, collocandosi perlopiù intorno al 2 per cento“, si legge ancora nel bollettino economico. “Secondo le proiezioni di marzo 2024, l’inflazione dovrebbe moderarsi ulteriormente grazie alla perdurante attenuazione delle spinte inflazionistiche e all’impatto dell’inasprimento della politica monetaria, anche se il ritmo di tale diminuzione sarebbe più modesto rispetto a quello osservato nel 2023. Le pressioni inflazionistiche dovrebbero continuare ad attenuarsi, in un contesto in cui ci si attende che le turbative nei trasporti marittimi nel Mar Rosso esercitino un impatto al rialzo solo limitato. Con il calo dei prezzi dell’energia, la robusta dinamica del costo del lavoro dovrebbe costituire la determinante principale dell’inflazione al netto della componente energetica e alimentare. La crescita dei salari nominali dovrebbe rimanere elevata in ragione del perdurare di condizioni tese nel mercato del lavoro, ma dovrebbe gradualmente ridursi nell’orizzonte temporale considerato, al venir meno degli effetti al rialzo esercitati dalla compensazione per l’inflazione. Una ripresa della crescita della produttività sosterrebbe la moderazione delle pressioni sul costo del lavoro. La crescita dei profitti dovrebbe indebolirsi nel periodo in esame e attenuare la trasmissione del costo del lavoro. Nell’insieme ci si attende che l’inflazione complessiva scenda in media d’anno dal 5,4 per cento nel 2023 al 2,3 nel 2024, al 2,0 nel 2025 e all’1,9 nel 2026 e che, alla luce delle deboli prospettive riguardanti la componente dei beni energetici, si mantenga inferiore al tasso calcolato al netto dell’energia e dei beni alimentari per l’intero orizzonte temporale di riferimento”, spiega la Bce.

Buch: “Completare unione bancaria più importante che mai”

Dalla Bce, però, arriva anche il monito verso il completamento dell’unione bancaria, cioè l’integrazione dei sistemi bancari dei paesi appartenenti all’Ue, alla luce delle sfide che il settore è destinato a fronteggiare. “Date le sfide e i cambiamenti strutturali che ci attendono, completare l’unione bancaria è più importante che mai. L’Europa ha bisogno di un settore bancario forte e resiliente per resistere agli shock e promuovere la crescita. Un mercato unico realmente integrato per i servizi finanziari, con al centro un’unione bancaria completa, garantirebbe alle imprese e alle famiglie l’accesso a finanziamenti sufficienti e convenienti“, ha detto Claudia Buch, presidente del Consiglio di vigilanza Bce, in audizione presso la commissione affari economici del Parlamento europeo. “Lo stress nel sistema potrebbe aumentare, dobbiamo colmare quanto prima possibile le lacune rimanenti nel nostro quadro di gestione delle crisi. Una vigilanza rigorosa e una risoluzione credibile sono infatti strettamente connesse e si rafforzano a vicenda. La gestione della crisi e la revisione dell’assicurazione dei depositi forniranno alle autorità uno strumento più flessibile per garantire che le banche in fallimento siano in grado di uscire dal mercato in modo ordinato, rendendo il sistema bancario europeo più resistente agli shock. Per poter applicare questi strumenti nella pratica, è fondamentale avere accesso a finanziamenti adeguati, anche da pool esistenti finanziati dall’industria, come i sistemi di garanzia dei depositi”, ha detto ancora Buch.

“Inoltre, – ha proseguito Buch – abbiamo bisogno di ulteriori progressi per quanto riguarda il terzo pilastro, un sistema europeo di assicurazione dei depositi che garantirebbe livelli elevati e uniformi di protezione dei depositanti. Ciò aumenterebbe la resilienza e l’integrazione del sistema bancario europeo”. E ha concluso: “Il completamento dell’unione bancaria e la costruzione di un’autentica unione dei mercati dei capitali dovrebbero andare di pari passo. Il finanziamento della transizione verde e dell’innovazione richiede finanziamenti sia bancari che del mercato dei capitali. Inoltre, mercati dei capitali ben funzionanti possono favorire le attività transfrontaliere delle banche e garantire una migliore condivisione del rischio“.

Buch: “Banche solide, incertezza da economia e rischi geopolitici”

“Le banche dell’area euro hanno solide posizioni di capitale e liquidità“, allo stesso tempo “l’evoluzione del panorama economico e finanziario, insieme ai rischi geopolitici, sta mettendo a dura prova la resilienza delle banche europee“, ha spiegato Buch sul quadro che attende il settore bancario in Europa. “Le prospettive di profitto per le banche potrebbero peggiorare se i costi di finanziamento aumentano, la crescita dei prestiti si indebolisce o si materializzano perdite. Le perdite derivanti da esposizioni verso settori particolarmente sensibili alle variazioni dei tassi di interesse potrebbero aumentare. Nei primi tre trimestri del 2023, i prestiti in sofferenza erano già in graduale aumento, guidati principalmente dai prestiti immobiliari commerciali e dai prestiti di credito al consumo”, ha aggiunto. 

Le banche operano in un elevato grado di incertezza, a causa del rischio geopolitico e di un contesto macroeconomico difficile”, ha proseguito Buch. “Sono in corso cambiamenti strutturali più ampi legati alla digitalizzazione, al cambiamento demografico e al cambiamento climatico. Per questo motivo, nelle sue priorità di vigilanza per il periodo 2024-2026, il Consiglio di vigilanza ha tenuto conto dell’accresciuto rischio macroeconomico e geopolitico e dell’impatto della digitalizzazione. Preservare la resilienza bancaria e rafforzarla ulteriormente in modo duraturo resta la nostra priorità. Le banche europee hanno affrontato bene i problemi di ieri, e dobbiamo assicurarci che possano resistere altrettanto bene alle sfide di domani“, ha concluso. 

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