Torna a vivere una delle rivalità più accese del nostro campionato: tra tanti cori o striscioni beceri, e ce ne sono davvero troppi da Nord a Sud e da Sud a Nord che ci fanno dimenticare che il nostro dovrebbe essere soprattutto in un momento drammatico come questo un paese più unito, c’è anche spazio per qualche ricordo o aneddoto che strappa un sorriso.
Tutti ricorderanno lo striscione con cui i tifosi napoletani si presentarono al San Paolo qualche anno fa per rispondere ai cori che nella gara d’andata subirono in Veneto. Tra quei cori anche uno striscione non molto elegante: “Vesuvio pensaci tu”.
I tifosi del San Paolo al ritorno risposero con un lungo silenzio alle invettive dei tifosi veronesi dall’altra parte del campo: poi inalberarono la loro risposta che si sintetizzava in un grande lenzuolo bianco con scritte cubitali in nero e in rosso: “Giulietta è ‘na zoccola e Romeo è cornuto”.
Era il 1996 e i giornali lo dipinsero come uno degli episodi più drammatici del calcio di allora. In realtà fu uno degli striscioni più divertenti che ricordi. Un po’ come il “Senza Kakà sto male” comparso a Livorno per la presenza del Milan; o “Noi Nordici voi Sudici”, comparso a Genova nella gradinata Nord dei rossoblu in risposta a quelli della Sampdoria sul lato opposto del campo.
Il buon senso dovrebbe portare a una certa distinzione tra violenza, razzismo, sarcasmo e ironia. E di ironia di questi tempi dovremmo essere pieni.
Di quello striscione ne risero, e ne ridono ancora, persino i veronesi. E posso dirlo perché ero allo stadio e un signore a fianco a me, presente con il figlio, non la smetteva più di sghignazzare nonostante avesse la sciarpa gialloblu al collo e il suo continuo smoccolare tradisse la sua radice veneta.
Forse non molti lo sanno: ma prima di Striscia lo Striscione, l’attesissima rubrica del lunedì di Cristiano Militello su Striscia la Notizia” esisteva addirittura un premio giornalistico attribuito allo striscione più ironico e divertente comparso sulle curve: veniva assegnato da una giuria presieduta dal giornalista Giancarlo Dotto ed era intitolato a Sandro Ciotti. Il premio, ospitato da Montalto di Castro, è stato abolito qualche anno fa da quando è nato l’Albo degli Striscioni: una sorta di database con il quale tutte le tifoserie sono (o forse bisognerebbe dire dovrebbero essere) controllate per il materiale che espongono in curva. A ogni striscione considerato di intolleranza o di istigazione all’odio razziale fa seguito una denuncia. Che ovviamente cade nel vuoto.
All’ironia si è preferita la censura: forse anche perché dall’altra parte all’ironia hanno preferito una deriva lesionistica e razziale per nulla ironica.
E quel “Giulietta è ‘na zoccola” sembra quasi una perla nel fango cui siamo spesso costretti a muoverci all’interno degli stadi di oggi. Come dice un amico napoletano, quello che mi ospitò ai tempi dello striscione della partita di cui sopra… “era meglio prima quando eravamo tutti scemi”.
P.S. La foto si riferisce alla tomba di un americano che scrisse di non scrivere nulla sulla sua lapide. Ma di essersi semplicemente addormentato. Ironico, o no?
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