Nessuna squadra rappresentata in Champions League: in due turni di Europa League del drappello di quattro squadre ne è rimasta una sola. Il plotone italiano impegnato nelle coppe europee è ridotto davvero ai minimi termini. Un peccato. Non ci si possono fare molti problemi se pensiamo alla Fiorentina, eliminata da una Juventus che una volta di più si dimostra spietata, dotata di quel killer instinct che la rende la squadra italiana per eccellenza, anche per un certo tipo di atteggiamento che ci appartiene: difendersi alla perfezione e a colpire. Non ci si possono creare rimpianti sul Milan apparso ben lontano dalla condizione ideale per affrontare un Atletico Madrid obiettivamente più forte e consistente. I rimpianti arrivano se mai dalla Lazio, eliminata da una squadra bulgara sicuramente ricca, non solo di individualità ma anche di risorse economiche, ma che è uscita non appena ha trovato una formazione appena un po’ più motivata e schiacciata da meno problematiche; e ovviamente dal Napoli che affrontava un’avversaria temibile come il Porto, è vero. Ma che di fatto non ha giocato la gara d’andata, limitandosi a un traccheggio poco produttivo, e che ha sprecato la gara di ritorno giocando di più e meglio ma concretizzando poco rispetto a una formazione scaltra ed estremamente abile a sfruttare ciò che gli veniva concesso. E il Napoli di Benitez sotto questo aspetto concede davvero troppo e un po’ troppo spesso. Resta la Juventus: questo dice il calcio italiano.
Resta l’unica squadra che in campionato domina e che forse, e sottolineiamo forse, è in grado di giocarsela con avversarie di Europa League che sono tutt’altro che di secondo piano: Lione, AZ, Valencia, Basilea, Benfica, Siviglia e Porto: due spagnole e due portoghesi, per il resto grande distribuzione contrariamente alla Champions League dove abbiamo tre spagnole due inglesi e tedesche e una francese. Con tutte le squadre passate prime nel primo turno che passano; e le italiane a casa, va da sé.