Un click sul tablet in mondovisione e, 48 ore dopo, più di 75mila persone già pregavano virtualmente con Papa Francesco da ogni parte del Pianeta. Arrivare ai giovani passando dai social era già stata una grande intuizione. Usare il loro linguaggio nelle omelie più affollate di adolescenti anche di più. Ma aprire un profilo sulla app ‘Click to Pray‘ a poche ore dalla Giornata Mondiale della Gioventù consacra Francesco come il Papa più attento ai ragazzi della storia della Chiesa.
L’intenzione di gennaio è naturalmente dedicata ai giovani e in particolare a quelli dell’America Latina: “In loro trovo la capacità di sognare, l’idealismo e la forza di rendere questo mondo un posto più pacifico e giusto”, scrive il Papa nella sua riflessione.
In rete, le preghiere dei ragazzi sono tantissime. C’è chi implora un miracolo per la guarigione, chi spera di ritrovare il padre che l’ha abbandonato, chi pensa al “martirio silenzioso” dell’aborto, chi è nei guai con la giustizia e anche chi avanza richieste molto più piccole, come un aiuto per un esame. Una immensa terapia di gruppo? Forse. Sicuramente, in questo spazio nessuno prova vergogna per la propria sofferenza. Non c’è giudizio: non si può replicare alla preghiera. L’unica azione ammessa è un click sotto il pensiero dell’utente, una vicinanza virtuale a consolare le altrui angosce.