Prende il via ufficialmente la 18esima legislatura, tanto a Palazzo Madama quanto a Montecitorio, ma si parte subito in salita: non c’è alcun accordo per eleggere i presidenti di Senato e Camera. Giovedì è saltata di fatto un’intesa tra le forze politiche che prevedeva i nomi di Paolo Romani e Roberto Fico; ora l’unica convergenza è quella del non voto. Pd, M5S, Forza Italia, Lega e LeU votano scheda bianca nelle prime votazioni odierne.
IL VOTO. Al Senato il quorum per eleggere il presidente è la maggioranza assoluta dei voti dei componenti del Senato (161 voti). Il voto è segreto, espresso su fogli che verranno raccolti in un’urna. Lo spoglio sarà effettuato con la lettura di ogni voto da parte dello stesso Napolitano. Se nessuno dei candidati raggiungerà maggioranza, si passerà alla seconda votazione che si potrebbe tenere indicativamente alle 16.30. Alla Camera nelle prime due votazioni è necessaria la maggioranza di due terzi dei componenti (420), nella seconda e terza votazione la maggioranza è dei due terzi dei presenti. E’ molto difficile arrivare a questa soglia: sarebbe possibile solo con la somma di tutti i voti M5S e del centrodestra (488), mentre M5S e Lega assieme arriverebbero a 351, senza però il quorum.
IN AULA. Nei banchi dell’aula del Senato, tra Francesco Bonifazi e Teresa Bellanova, è seduto il neo senatore Matteo Renzi che ha ascoltato il discorso del presidente emerito Giorgio Napolitano. Assente, Matteo Salvini, leader della Lega. Che su Twitter ha scritto: “Bye bye presidente!” con una foto di Laura Boldrini.
IL DISCORSO DI NAPOLITANO. Giorgio Napolitano ha aperto la prima seduta del Senato della XVIII legislatura. “Questa diciottesima legislatura nasce da un’ampia e appassionata partecipazione elettorale. Nostro punto di riferimento non possono dunque essere oggi che le espressioni della volontà popolare quali ne sono chiaramente scaturite. Il voto del 4 marzo ha rispecchiato un forte mutamento nel rapporto tra gli italiani e la politica quale si era venuta caratterizzando da non pochi anni a questa parte”, ha detto Napolitano durante il suo discorso in cui ha annunciato la nomina di una nuova senatrice a vita, Liliana Segre. I comportamenti elettorali “hanno mostrato quanto poco avesse convinto l’auto-esaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e da partiti di maggioranza – ha proseguito Napolitano – Gli elettori hanno premiato le formazioni politiche che hanno espresso le posizioni di più radicale contestazione, di vera e propria rottura rispetto al passato. La contestazione è scaturita da forti motivi sociali: disuguaglianze, ingiustizie, impoverimenti e arretramenti nella condizione di vasti ceti, comprendenti famiglie del popolo e della classe media. E in modo particolare ha pesato il senso di un cronico, intollerabile squilibrio tra Nord e Sud tale da generare una dilagante ribellione nelle regioni meridionali. Sono stati condannati in blocco – anche per i troppi esempi da essi dati di clientelismo e corruzione – i circoli dirigenti e i gruppi da tempo stancamente governanti in quelle Regioni – ha continuato l’ex presidente della Repubblica aprendo la seduta in Senato per l’elezione del presidente – Sulla scena politica nazionale il voto del 4 marzo ha determinato un netto spartiacque, a inequivocabile vantaggio dei movimenti e delle coalizioni che hanno compiuto un balzo in avanti clamoroso nel consenso degli elettori e che quindi di fatto sono oggi candidati a governare il Paese. In pari tempo, il partito che nella scorsa legislatura aveva guidato tre esecutivi ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto all’opposizione. Per aprire, nell’attuale scenario, nuove prospettive al Paese sono insieme essenziali il rispetto della volontà popolare e il rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica, al quale rivolgo a nome di voi tutti l’espressione calorosa della nostra stima e fiducia”. Sullo scranno più alto poi si è seduto il presidente pro tempore di Montecitorio, Roberto Giachetti, che ha saluto la presidente uscente della Camera Laura Boldrini e ha portato un “saluto deferente” al capo dello Stato, Sergio Mattarella. Al suo nome, i deputati si sono uniti in un applauso.
CENTRODESTRA-M5S. Intanto, tra i pentastellati è arrivato il niet al colloquio con Silvio Berlusconi e lo stesso Luigi Di Maio, nell’assemblea congiunta del M5S, ha ribadito che “Io un Nazareno bis non lo farò mai, non porterò mai il m5s a fare una cosa del genere”.
Intanto su Twitter Beppe Grillo scrive sibillino: “Il tango si balla in due. È basato sull’improvvisazione, caratterizzato da eleganza e signoria. Se non lo si balla bene si risulta sgraziati e fuori luogo”.
Roma, 23 Marzo 2018
Il tango si balla in due.
È basato sull’improvvisazione, caratterizzato da eleganza e signoria.
Se non lo si balla bene si risulta sgraziati e fuori luogo.
Il passo base del tango è il passo verso di sé e la… https://t.co/nWDERAPA5D— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 23 marzo 2018
“Il Pd vuole garantire a Camera e Senato figure di garanzia e di livello. Mi sembra che le altre forze non abbiano colto l’importanza delle scelte che siamo chiamati a fare. Noi voteremo scheda bianca”, ha confermato Maurizio Martina, segretario reggente del Pd. Al momento sembra che la Lega riunirà i gruppi a breve per decidere, mentre si attende anche la scelta di Fratelli d’Italia.