Carceri sempre più affollati con troppi detenuti con pene brevi da scontare per i quali potrebbero essere utilizzati mezzi correttivi alternativi alla pena. Carceri in cui cresce il tasso di suicidi. Sono le questioni al centro della relazione del Garante dei detenuti Mauro Palma, presentata oggi alla Camera davanti al capo dello Stato, Sergio Mattarella e del presidente della Camera, Roberto Fico. “Il sovraffollamento nelle carceri italiane – ha detto il Garante – non è una fake news: alla data del 26 marzo 2019 su 46.904 posti regolamentari disponibili nei 191 istituti di pena erano presenti 60.512 persone; 13,608 detenuti in più, con un sovraffollamento del 129 percento. Un dato che conferma una linea di tendenza in crescita rispetto al passato: alla data del 31 dicembre 2017 i detenuti presenti erano 57.608 contro i 59.655 alla stessa data del 2018. Dunque una crescita, in un solo anno, di oltre 2000 persone detenute”. Davanti a questi numeri, lapidario il commento di Fico: “E’ chiaro che l’Italia non ha ottemprerato pienamente ai suoi obblighi costituzionali e internazionali” rispetto alla questione carceraria.
A preoccupare il Garante non sono solo “le ovvie conseguenze che tale situazione determina negli Istituti, ma soprattutto le ragioni che ne sono alla base. Tale aumento, infatti – si legge nella relazione – non è dovuto a un maggiore ingresso di persone in carcere (che, anzi, rispetto all’anno precedente sono diminuite di 887 unità), ma a un minor numero di dimissioni dal carcere: 1.160 in meno. In altre parole, in carcere si entra di meno ma si esce anche di meno. Perché? Molto probabilmente perché si utilizzano di meno le misure alternative al carcere”.
“Alla data del 20 marzo 2019 risultano detenute 1.839 persone con una pena inflitta inferiore a un anno di reclusione e 3.319 con una pena inflitta compresa tra uno e due anni, un fenomeno questo in crescita” ha fatto notare Palma. “In soli tre mesi, dal 31 dicembre 2018 al 20 marzo dell’anno in corso – ha spiegato ilo garante -, le persone detenute per scontare una condanna a una pena inferiore a 1 anno sono aumentate di 69 unità e di 40, negli stessi tre mesi, quelle che devono scontare una pena compresa tra uno e due anni. Si tratta cioè di 5.158 persone che potrebbero usufruire di misure alternative alla detenzione in carcere, ma che ciò nonostante rimangono all’interno degli istituti”. Palma ha chiesto “una riflessione” per arrivare “per arrivare al perseguimento, anche sul piano della maturazione culturale, della pena costituzionalmente orientata, e alla predisposizione di tutti gli strumenti necessari per rimuovere gli ostacoli che impediscono la concreta applicazione di misure esecutive della pena alternativa alla detenzione, secondo quanto l’ordinamento prevede”.
Suicidi – Nel 2018 i casi di suicidio nelle carceri italiane sono stati 64. Il dato, secondo Palma, è “un numero che ha segnato un picco di crescita rispetto all’anno precedente (50 nel 2017) e che ha raggiunto un livello che non si riscontrava dal 2011”.
Fico – “Il primo e più grave profilo di criticità – ha detto Fico rispondendo alla relazione di Palma – riguarda il sovraffollamento carcerario che si configura per i detenuti come una pena aggiuntiva alla quale nessuna sentenza li ha condannati”. La relazione, aggiunge è “lo strumento che ci consente di verificare il rispetto del diritto internazionale e, in particolare, della Convenzione europea per i diritti umani, che, oltre a tutelare la libertà personale, afferma il divieto di pene e di trattamenti disumani o degradanti. E inoltre ci permette di verificare il rispetto delle disposizioni della Convenzione delle Nazioni unite in tema di disabilità che stabiliscono il divieto inderogabile di tortura o trattamenti inumani e degradanti in particolare nelle istituzioni psichiatriche o altre strutture residenziali per persone con disabilità”.
“In sostanza – prosegue il presidente della Camera – , attraverso l’attività del Garante possiamo misurare la maturità della democrazia, del rispetto dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto nel nostro Paese”, aggiunge il presidente della Camera, secondo il quale, oltre “al disagio e al degrado in cui queste persone sono costrette a vivere, il sovraffollamento rende ben difficile svolgere con efficacia tutte quelle attività finalizzate al recupero e al reinserimento sociale del condannato imposte dal dettato della Costituzione”. “Purtroppo – conclude Fico – in questo ambito si sono registrati miglioramenti timidi e parziali negli ultimi anni”.