La procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per Giulio e Francesca Maria Occhionero, i due fratelli arrestati lo scorso 9 gennaio con l’accusa di cyberspionaggio. Gli Occhionero sono accusati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche.
Il rito immediato, chiesto dalla pm Eugenio Albamonte titolare dell’indagine, consente di saltare l’udienza preliminare portando il processo direttamente in aula.
Chi indaga non ha dubbi che di spionaggio si sia trattato, anche se non è mai stato completamente chiarito, con quali fini i due fratelli carpissero dati: per fornire informazioni su appalti, o per investire in borsa, o forse per accumulare una serie di dati sensibili legati alla sfera personale di persone che un giorno potevano tornare utili o ‘vendibili’. L’ingegnere nucleare e sua sorella, secondo il pm, avrebbero hackerato e rubato documenti, secondo l’ordinanza “anche riservate”, dalle caselle postali di decine e decine di politici.