Il Movimento 5 Stelle ha scelto il suo candidato premier. Luigi Di Maio conquista il ruolo di ‘capo politico’ del M5S grazie a 30.936 preferenze ottenute alle primarie, lui che a 27 anni concorre nelle liste del Parlamento del Movimento 5 Stelle grazie a 189 voti.
Su 145mila iscritti, hanno votato in 37442: la stragrande maggioranza ha optato per il deputato campano. Tanto che, a confronto, i voti conquistati dagli altri sette sfidanti sembrano briciole (102 voti per Domenico Ispirato, 168 ad Andrea Davide Frallicciardi, 274 Vincenzo Cicchetti, 373 Marco Zordan, 543 Gianmarco Novi, 1410 Nadia Piseddu e 3596 alla senatrice Elena Fattori). Un risultato “pieno di suspence”, tanto che lo stesso Beppe Grillo ci ha ironizzato sopra.
Sul palco a celebrare la vittoria di Di Maio salgono tutti i parlamentari presenti a Italia5Stelle, anche gli ortodossi Nicola Morra e Carlo Sibilia. Tutti tranne Roberto Fico, che preferisce uscire in sordina tra i gazebo, in una passeggiata fra strette di mano, applausi e tanti abbracci. Alla fine è lui a rubare la scena a Di Maio. “Non ci sono correnti quindi non ci possono essere accordi”, chiarisce camminando. E fuga ogni ipotesi di scissione: “Non ci sono spaccature e non lascio il Movimento. Il silenzio talvolta è utile, serve a riflettere”.
Secondo un’ipotesi caldeggiata da più parti, tra il deputato campano e Beppe Grillo la pace sarebbe stata raggiunta nel backstage del palco, dove è stato immortalato a colloquio anche con Davide Casaleggio. Ma non sembra una pace serena né definitiva. Poco prima aveva rassicurato i militanti: “I problemi si risolvono”. Certo è che il silenzio in cui si è chiuso da quando sul blog è comparsa la regola del capo politico-candidato premier ha avuto i suoi strascichi anche al raduno nazionale: Fico non ha parlato sul palco (“Non sono stato escluso”, ha spiegato) e ha disertato anche il Villaggio Rousseau, dove era previsto un suo intervento in quanto responsabile di Call to action.
Assente anche Alessandro Di Battista, in procinto di diventare papà. Il deputato romano ha motivato la scelta di non concorrere alla carica di premier, spiegando che “non è obbligatorio candidarsi, ma lo è restare compatti”. Motivazione simile a quella usata da Fico che, tra uno stand e l’altro, ha tenuto a sottolineare di avere il “Movimento nel Dna proprio come Grillo”. E il comico sul palco ha rassicurato i suoi: “Starò sempre con voi, ho il Movimento dentro di me, nel mio Dna”. Ma ora è tempo delle giovani generazioni, “dei trentenni e dei quarantenni”. Lui farà il “papà” putativo del Movimento. E ha aggiunto, scherzando: “Luigi, da domani tutti i verbali arriveranno a casa tua”, riferendosi al passaggio di testimone del ‘capo politico’.
Sul palco nel suo primo discorso da candidato premier incaricato, Di Maio ha più volte richiamato la partita che si giocherà con le elezioni regionali in Sicilia, dando pieno sostegno al candidato Giancarlo Cancelleri – intervenuto anche sul palco, come le sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino. “Tutto quello che abbiamo fatto in questi quattro anni, lo abbiamo fatto perché siamo innamorati di questo Paese. Per amore si fanno anche degli errori, noi ne faremo tesoro. Non dobbiamo vergognarci del nostro percorso”, ha chiarito. Non è questione di destra o di sinistra, né di tecnici o di politici per Di Maio: il M5S è post ideologico e la squadra di governo – che sarà resa nota prima delle elezioni – sarà fatta solo di “persone capaci”.
Il vicepresidente della Camera cerca di scacciare lo spettro della giovane età e rimarca di essere “ben conscio” del suo ruolo e che lo interpreterà con “disciplina e onore”, “non per cambiare il Movimento, ma per cambiare il Paese”. Messaggio più chiaro agli ‘ortodossi’ non poteva arrivare. “Insieme, possiamo arrivare ovunque: siamo il M5S”, promessa da leader.