E’ scontro frontale tra Di Maio e Martina. Il vicepremier accusa il Pd di aver presentato un emendamento per sopprimere l’articolo del decreto dignità che aumenta i risarcimenti per i lavoratori che vengono licenziati ingiustamente. Replica sui social il segretario Dem: “Caro Luigi Di Maio, i tuoi giochi sulle indennità di licenziamento sono propaganda. Il Pd difende senza pasticci le tutele crescenti, che anche voi non abolite. Vuoi confrontarti? Ecco nostra proposta che alza indennità ai lavoratori anche in caso di conciliazione. Lo sostieni?”. Ma per il ministro del Lavoro l’emendamento non servirà a nulla perché “finalmente ormai” il Pd è in minoranza e il segretario Dem dovrebbe piuttosto spiegare perché un partito di sinistra “si schiera contro il riconoscimento di maggiori diritti a chi lavora”.
Tra corteggiamenti, attacchi brutali e fughe in avanti il complicato rapporto tra Cinquestelle e Democratici corre sul filo sottile dei diritti sociali, terreno di sfida delle due maggiori forze politiche del Paese. Il provvedimento dovrebbe arrivare in aula giovedì 26 luglio e ha già un migliaio di emendamenti da discutere, di cui soltanto una decina della maggioranza. Di Maio ha dichiarato di non voler mettere la fiducia, ma il ministro del Lavoro teme il rischio ostruzionismo. Dopo i giudizi negativi di Confindustria e le polemiche con il presidente dell’Inps Tito Boeri, il capo politico dei Cinquestelle riceve anche le critiche dirette di Roberto Speranza che, all’assemblea nazionale di Articolo1-Mdp, promette battaglia in aula se verrà ripristinata la norma che introduce i voucher, giudicata un clamoroso “autogol” del governo dal capogruppo di LeU Federico Fornaro.
Messo alle strette su più fronti, Di Maio reagisce attaccando. E l’accusa è la più pesante che si possa immaginare. “Il Pd si conferma il partito dei padroni contro i lavoratori“, tuona il M5S. Parole prese a prestito dalla tradizione storica della sinistra da parte di un movimento che si definisce orgogliosamente post ideologico, né di destra né di sinistra. Il dibattito prende la piega di un “derby anni Settanta”, come nota, da un altro fronte dell’opposizione, la deputata di Fi Mara Carfagna. E i Cinquestelle provano a insinuarsi nelle crepe del Pd per spaccarlo definitivamente, arrivando con il vicepresidente della commissione lavoro Davide Tripiedi a sostenere che anche il “Pd post Renzi” è per la demolizione dei diritti dei lavoratori.
Dalle fila Dem la risposta non si fa attendere. Il senatore renziano Dario Parrini stigmatizza la faccia tosta di Di Maio che impartisce “lezioncine” al Pd a fronte di un decreto “antisociale” che ridurrà occupazione e investimenti, sfavorirà il lavoro stabile e aumenterà i licenziamenti. La battaglia parlamentare tra M5S e Pd è soltanto cominciata e si tradurrà presto anche fuori dall’aula per contendersi quell’elettorato di centrosinistra che ha abbandonato il vecchio partito per il nuovo movimento.