Dopo aver ricevuto il via libera dalla Camera, il decreto Dignità inizia il passaggio finale al Senato. Durante il fine settimana le commissioni Finanze e Lavoro di Palazzo Madama hanno passato al vaglio tutti gli emendamenti (respingendoli), in modo da poter consegnare all’aula il testo in tempo per l’approvazione entro metà settimana. Il caldo agostano non ha fermato le opposizioni, però, che hanno portato avanti un lavoro di ostruzionismo, secondo quanto spiegano dalla maggioranza, senza però riuscire a ottenere nessuna modifica al provvedimento originale. Tanto che il dl Dignità è arrivato nell’emiciclo senza nemmeno il mandato ai relatori, segno che dalle parti del governo c’è una gran voglia di fare in fretta e ottenere il lasciapassare del Parlamento in tempi molto rapidi.
L’aula del Senato, infatti, ha subito bocciato due pregiudiziali di costituzionalità, accorpandole in una sola votazione. In questo modo l’iter del decreto dovrebbe mettere il turbo. Senza bisogno di porre la questione di fiducia, come annunciato pubblicamente dal vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio: “Ci sono stati tre giorni di discussione, credo proprio non ci sia la necessità”. Intanto non si placano le polemiche sul merito del provvedimento. Per il presidente del Parlamento europeo e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, “purtroppo il decreto Di Maio rischia di provocare decine migliaia posti di lavoro in meno”. Secondo il dirigente azzurro, infatti, “se l’Inps prevedeva di perdere 80mila posti in 10 anni, noi calcoliamo oltre 130mila posti persi”.
Giudizio negativo confermato anche dal Pd. “Un decreto senza sostanza, approvato di fretta, nonostante i limiti segnalati da parti sociali, lavoratori e imprese”, dice il senatore dem, Tommaso Nannicini. “Di fronte alle proposte di merito del nostro e degli altri partiti di opposizione, il governo e la maggioranza – aggiunge – hanno saputo solo rispondere con un muro di silenzio, che svilisce il ruolo del Parlamento, della dialettica tra maggioranza e opposizioni e lascia immutato un testo pieno di norme pasticciate” che “avranno effetti negativi su lavoratori e imprese”. Ma il tandem Lega-M5S procede spedito e il decreto Dignità sarà legge.