Fiat Chrysler Automobilies registra risultati record nel 2018, con un utile netto a 3,6 miliardi di euro, in crescita del 3%, includendo ancora nel perimetro Magneti Marelli. Ma il titolo perde pesantemente in Borsa, viene sospeso per eccesso di ribasso e rientra con una perduta del 9%. Nella versione adjusted, spiega una nota di Fca, l’utile netto adjusted balza del 34% a 5 miliardi di euro. Anche senza la società della componentistica, venduta ai giapponesi di Calsonic Kansei in ottobre, i risultati appaiono solidi, con un utile netto delle continuing operation di 3,3 miliardi di euro (+1%) e un utile adjusted di 4,7 miliardi (+34%).
Ma in una Borsa già colpita dai tagli Ue sulle previsioni del Pil, il titolo Fca scivola pesantemente. All’origine della caduta del titolo sembra esserci un free cash flow industriale inferiore alle attese a causa degli accordi in Usa sul diesel e per gli investimenti. Fiat Chrysler Automobiles è stata riammessa agli scambi in Borsa dopo i conti e subito sospesa in asta di volatilità, con una flessione del 9,78% a 13,75 euro.
Fca chiude il 2018 con ricavi netti per 115,4 miliardi di euro, in aumento del 4% (+9% a parità di cambi) con maggiori volumi, migliori prezzi e mix. Le consegne globali complessive del gruppo sono pari a 4.842.000 veicoli, in aumento di 102.000 unità.
Fca presenta a fine 2018 una liquidità netta industriale a 1,9 miliardi di euro, in miglioramento rispetto all’indebitamento netto industriale di 2,4 miliardi a fine 2017. Per il 2019 un Ebit adjusted superiore a 6,7 miliardi di euro, con margine al 6,1%, entrambi obiettivi più alti rispetto al 2018. L’utile per azione diluito adjusted è atteso superiore a 2,70 euro e riflette un tax rate più alto, principalmente in Usa. Nel 2018 è stato di 3,0 euro per azione. Il Free cash flow industriale, secondo le stime del gruppo, dovrebbe andare sopra quota 1,5 miliardi di euro, fermandosi dunque a un livello più basso rispetto al 2018 per i maggiori investimenti ed esborsi per penali e altri costi in relazione alla definizione delle pendenze in materia di emissioni sul diesel negli Usa. Nel 2018 è stato pari a 4,4 miliardi di euro.