La repressione serve ma non basta: contro la violenza sulle donne serve anche cultura e informazione. A dirlo, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che definisce il fenomeno “allarmante”. Tanto il lavoro ancora da fare e anche per questo nel disegno di Legge di Bilancio 2018 è stata inserita la previsione di una integrazione finanziaria del fondo per le vittime di violenza di genere per un importo pari a 7,4 milioni di euro, che si aggiungono ai 2,6 milioni già previsti, per incrementare gli indennizzi in favore delle vittime.
Dal monitoraggio effettuato dal dicastero di via Arenula su 417 sentenze, rappresentative di oltre il 60% dei casi di omicidi con vittima di genere femminile registrati tra il 2013 e il 2016, emerge che l’85% dei casi esaminati (355 su 417) sono classificabili come femminicidio. Nel 98% dei casi l’autore del reato è un uomo e la nazionalità dell’autore conferma la prevalenza di soggetti italiani (74,5%). Nel 55,8% dei casi tra autore e vittima esiste una relazione sentimentale, presente o passata. Tale percentuale risulta a sua volta così distribuita: nel 63,8% dei casi si registra un rapporto di convivenza in atto; nel 12% una relazione sentimentale in atto; per il restante 24% tra le due parti vi era stata una relazione sentimentale (matrimonio, convivenza o fidanzamento) terminata prima dell’omicidio.
Nel 17,5% dei casi, autore e vittima risultano legati da una relazione di parentela (più della metà delle volte, si tratta di un legame tra figlio e madre) nel 15,1% di conoscenza o amicizia; solo nel 2,2% dei casi autore e vittima sono legati da rapporto di lavoro, mentre nel 9,4% dei casi la vittima e l’autore non risultano avere rapporti di conoscenza.
Dal dossier del ministero emerge l’efferatezza degli omicidi in questione: il più delle volte per colpire si utilizza il coltello, ma non manca l’uso di armi da fuoco o liquido infiammabile. E nel 35,2% dei casi la vittima viene uccisa nella propria abitazione, nel 34,1% presso la casa coniugale e solo nel 2,9% dei casi in casa dell’autore.