La fatalità “non esiste”, la politica “deve farsi un esame di coscienza” e questo governo ora deve dimostrare “con i fatti” di essere “del cambiamento”. Sono i tre punti fermi dai quali Giuseppa Cassaniti, presidente dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, parte nella sua analisi con LaPresse della tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova.
Quale è stata la sua prima reazione dopo aver visto le immagini del crollo del ponte Morandi? Che la fatalità non esiste. È un discorso che noi abbiamo sempre combattuto. Gli incidenti si possono prevenire e sono legati all’inefficienza delle isitituzioni e delle persone che sono deputate a garantire la sicurezza e non fanno quanto è necessario.
Il governo ha paventato la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, concorda con questa ipotesi? Sicuramente la competenza tecnica e di garantire la manutenzione spettava a loro poi bisogna vedere le condizioni del contratto. Detto questo non è che le strade sotto responsabilità pubblica siano in condizioni migliori. Questo fatto deve smuovere la coscienza di tutti a partire proprio da quella dei politici. Sono loro i primi a doversi fare un esame di coscienza.
Cosa si aspetta dal nuovo governo sul fronte della sicurezza delle strade italiane? Confidiamo che diano risposte adeguate. Dicono di essere il governo del cambiamento, lo dimostrino. Chi non promuove interventi adeguati a risolvere le cause, se ne rende inevitabilmente complice.
Pensate di costituirvi parte civile se ci dovesse essere un processo? Lo stiamo valutando. In ogni caso, per quanto riguarda i familiari delle vittime, abbiamo dei legali convenzionati con l’associazione che qualora ne volessero usufruire sono a disposizione.
Lei ha perso una figlia a causa di un incidente stradale. Cosa si sente di dire ai familiari delle vittime? Me l’hanno uccisa sul marciapiede di casa. Nei primi momenti non si riesce neanche a ragionare. Io non ci potevo credere. Posso solo essere loro vicina e dire che la vita fragile e non è nostra. Dopo questa disgrazia ho deciso di prendermi questo impegno con l’associazione perché se è vero che c’è una giustizia divina ne esiste anche una umana e noi dobbiamo lottare per questa.