La polizia belga è andata giù con la “mano pesante” nei raid a seguito degli attentati che hanno colpito il Paese, raid accompagnati da leggi emergenziali che hanno consentito abusi e rischiano di provocare una frattura con le comunità islamiche. È l’allarme lanciato da Human Rights Watch in un rapporto secondo il quale le operazioni di sicurezza in diverse occasioni sono sfociate in episodi di “violenza fisica e verbale” contro persone sospettate di legami col terrorismo che sono state poi rilasciate senza accuse.
Dall’attentato al museo ebraico di Bruxelles del maggio 2014, le autorità belghe hanno arrestato 43 persone e ne hanno incriminate altre 72, secondo i dati del ministero della Giustizia. Ma in 26 casi individuati da Hrw, le persone interrogate spiegano di essere state insultate con appellativi come ‘sporco arabo’ o ‘sporco terrorista’ e in dieci denunciano di aver subito anche violenza. Tra queste, solo una è stata formalmente accusata di terrorismo e si è trattato di un caso di errore di identità. Diversi hanno perso il lavoro a causa del fatto che il loro nome è finito sui giornali associato col terrorismo. Tra gli arrestati, alcune delle persone trattenute sono rimaste in isolamento per dieci mesi. In due casi tutte le misure di isolamento più dure sono state adottate nonostante uno dei due detenuti avesse tentato il suicidio e l’altro avesse iniziato a parlare coi muri.
Nel rapporto di 56 pagine, che si intitola ‘Materia di preoccupazione: le risposte antiterrorismo in Belgio agli attacchi di Parigi e Bruxelles’, Human Rights Watch passa in rassgna le nuove norme che consentono una prolungata detenzione in isolamento e permettono al Governo di sospendere passaporti sulla base di intercettazioni telefoniche ed email senza l’approvazione di un giudice. Gli attentati, rivendicati dall’Isis, hanno provocato la morte di 130 persone a Parigi e 32 a Bruxelles. “Il Belgio ha lavorato duramente per prevenire ulteriori attentati – spiega Letta Tayler, autrice del rapporto – ma le sue risposte normative e politiche sono state minate dalla loro natura strabordante e a volte sfociante nell’abuso. Condividiamo lo sdegno e il dolore e vogliamo che i responsabili siano portati davanti alla giustizia. Ma i pesanti raid della polizia rischiano di allontanare le comunità la cui cooperazione può aiutare ad affrontare la minaccia”.