Oltre 700mila decessi, con una media giornaliera di 1990 morti al giorno nel 2020. È quanto emerge dai primi riscontri e riflessioni dell’Istat sul bilancio demografico nel 2020.
Il passaggio oltre i 700mila morti annui appare pressoché certo ed è la risultante di un conteggio che aggiunge ai 665mila decessi stimati, dati dell’Agenzia nazionale della popolazione residente, a tutto novembre 2020 altri 62 mila casi attribuibili al mese di dicembre.
Una stima, quest’ultima, che si ottiene partendo dalla media dei morti di dicembre nel quinquennio 2015-2019 (54.448 unità) e procedendo ad accrescerla sulla base della variazione accertata, tra il 2020 e la media 2015-2019, per l’insieme dei primi undici mesi dell’anno.
Ciò porta a prospettare, rileva l’Istat, un totale di 726 mila decessi su base annua, che corrispondono a una media giornaliera di 1990 casi nel 2020. Con un aumento di 223 unità, rispetto al quinquennio precedente, che si allinea al dato ufficiale delle circa 200 persone mediamente decedute ogni giorno in corso d’anno per Covid-19 (valore che sale a 250 casi se si restringe l’intervallo al periodo 20 febbraio-31 dicembre 2020).
Sul piano territoriale, in conseguenza degli effetti di Covid-19, la quota dei decessi si sia modificata radicalmente. Se prima del 2020 le tre grandi ripartizioni, Nord, Centro e Mezzogiorno, accentravano rispettivamente il 47%, 20% e 33% del totale dei morti in Italia, nel 2020 il Nord si è accresciuto di quasi 4 punti percentuali, raggiungendo la metà del totale nazionale (50,5%), mentre il Centro ha perso 1,3 punti e il Mezzogiorno ne ha persi 2,4.
Il presidente dell’Istat Blangiardo: “Mai così pochi nati nella storia d’Italia”
Un saldo demografico negativo nel 2020: sono 700mila i morti, limite oltre il quale “nell’arco degli ultimi cent’anni ci si è spinti nel 1920, e nel corso della Seconda guerra mondiale, e il limite inferiore dei 400mila nati, una soglia mai raggiunta negli oltre 150 anni di Unità Nazionale”. È quanto rende noto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo.
“Si tratta di due sconfinamenti che, di riflesso, spingerebbero il valore negativo del saldo naturale oltre le 300 mila unità – ha affermato Blangiardo – un risultato che, nella storia del nostro Paese, si era visto unicamente nel 1918, allorché l’epidemia di ‘spagnola’ contribuì a determinare circa metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell’anno”.